Esiste anche un Maschile Sacro e sarebbe ora ci dessimo una mossa (I)

di Luca Ariesignis Siliprandi

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Per introdurre l’argomento, credo sia sufficiente dirvi quanto sia stato difficile trovare l’immagine di copertina di questo articolo scartando immagini pornografiche o di mera curiosità antropologica (censura Facebook fra 3..2..1…).

Invitando fin da subito a tenere in mente che ora, in questi primi passaggi, sto parlando di genere e non di orientamento o di identità sessuale, ho come la sensazione che della sacralità del maschile non si parli mai o, se lo si fa, sia argomento quasi un poco spiacevole che, in fondo in fondo, appena cede il politically correct, arriviamo alla questione di quanto sia super avere un utero… mentre il pene, insomma, il pene no, che è una cosa brutta: patriarcale. Però scusate, quello ho e abbiamo noi maschi e francamente non mi sento né brutto, né inopportuno né, tanto meno, ‘patriarcale’ e, dirò di più, credo che anch’io, come uomo, sia portatore di significati e simboli strettamente ‘miei’. Direte voi, ma perché impostare l’apertura di questo articolo che sembra voler parlare di sacralità del maschile su una cosa così ‘becera’ come la genitalità?

  • Perché credo che la genitalità si presti meglio di altri aspetti ad essere esemplificativa di uno stato di fatto nella cultura spirituale & neopagana: una immagine di vagina o sua stilizzazione va bene, è accettata, è poetica, il ciclo mestruale, pure. Ma se, per simmetria, provate a fare lo stesso per il maschile, vedrete che non è la stessa cosa;
  • Perché la genitalità non è affatto cosa becera, ma un dato essenziale del nostro essere e sentire. Noi siamo ANCHE il nostro corpo e nella sessualità esprimiamo alcuni dei fattori spirituali più alti e complessi che ci sia mai dato modo di esplorare.

Ho la fortuna di lavorare in una congrega dove il maschile non è considerato ‘un male sfortunatamente inevitabile’ o con un ruolo di mero paredro, bensì una ricchezza, un elemento complementare di pare dignità e valore.  Tuttavia, per quale strana ragione, nell’ambiente neopagano avverto spesso una sorta di ‘disvalore’ nell’appartenere al mio genere?

Magari è solo un problema mio però, se facessimo una statistica dei temi trattati ai corsi, seminari e pubblicazioni, credo mi darebbe ragione: il maschile sacro sembra non esistere. Questa cosa, in un mondo e in un cultura estremamente maschilista può sembrare strana se non assurda, eppure nel nostro ambiente c’è, ed è ingiusta come ogni qualsivoglia tipologia di sessismo.

Ogni tanto mi viene fatto notare (da donne e uomini indistintamente) che nella Wicca ci siano pochissimi uomini… io sorrido, faccio finta di niente, abbozzo. Poi qualche volta si aggiunge a modi battuta che sono pochi e, fra loro, pochissimi sono gli etero, dettaglio, questo, che credo si potrebbe evitare di rimarcare visto che mi pare assolutamente inutile, ma per abitudine vigliacca ancora faccio finta di niente. E ancora, “ma sai, comunque, certa sensibilità è classicamente femminile”… certo, così come altra sensibilità e caratteristiche sono maschili, quindi? Allora? Ognuno di noi ha una componente maschile e femminile, che vuol dire?

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Eh, sì, la nostra insensibilità è cosa nota, c’è bisogno di parlarne? Per cui, se annuso un fiore ecco, ho un lato femminile molto spiccato… cosa che rende incomprensibile, ad esempio, il fatto che se dai una sberla alla mia compagna corri il rischio di essere gonfiato come un palloncino. Sì, perché anche l’adrenalina e il testosterone fanno parte del mio essere uomo, vi fa schifo? Pace. Ovvio, quello è il maschile brutto e cattivo. Ohiboh! Che sei? Un animale? Mentre, invece, guarda un po’, l’animalità dell’accudire i piccoli è ok (la sentite la musichetta dei minipony in sottofondo?).

Ma ancora sto zitto, incasso, come probabilmente si trovano a fare ancora molte donne davanti alle frasette idiote sul fatto che siano nervose a causa del mestruo o perché non hanno, per usare un eufemismo, una vita sessuale ‘sufficientemente vivace’.

Si fa finta di nulla e ciao. Ti bolle il sangue, sai che non è giusto, ma pensi che tutto sommato chi lo dice lo faccia per leggerezza, non per reale svalutazione di quel che sei. Succede anche non vengano da te a fare un corso perché sei uomo (che non si sa mai, perché lo sappiamo che tutti gli uomini sono dei porci, no?) o che tu debba prestare mille mila attenzioni per non essere frainteso. Lasci stare, fai spallucce, e via. Poi, infine, senti un ragazzo agli inizi del proprio cammino che ti dice “sai, io comunque non essendo una donna certe cose non so se riuscirò mai a sentirle e farle” (e non intendeva il parto).

Ecco, è a quel punto che mi girano i testicoli in maniera vorticosa e mi incazzo. Sì, ho detto mi incazzo. Letteralmente.

Perché io so quanto e in cosa valgo, ho le spalle larghe e anni di cammino per incassare fregandomene di certe cose, ma non posso accettare e sopportare gli effetti che alcuni modi hanno o possono avere sulle nuove generazioni di neopagani. Ora, non starò a fare il ‘pippone’ sulle motivazioni sociologiche, storiche e antropologiche di come il movimento di emancipazione femminile abbia trovato largo (e giustificatissimo) spazio nel mondo neopagano né di come, in questo, vi siano state a volte esagerazioni e mistificazioni pure assolutamente comprensibili in un ottica di sacrosanta ribellione. Però qualcosa, oggi, non va.

Colpa delle donne? Colpa delle femministe? Sì, vero?

Eh nooooo, cari ragazzi… la verità è che se di Maschile Sacro non si parla, è colpa nostra, di noi pene-dotati che, mentre il mondo femminile lottava e si evolveva, stavamo a misurarcelo con il righello. Perché, salvo rarissimi casi (e fra questi dovremmo ringraziare il mondo LGBT da appena svegli fino a sera per almeno 6 mesi), le cose ci andavano bene come stavano, l’identità di genere sembrava definita, quasi scolpita nel basalto e dunque perché fare la fatica di lavorarci, di rimettersi in discussione?

La verità è che -io stesso- non posso accusare altri per quel che non ho fatto (e avrei dovuto fare). Adesso, non possiamo stupirci. Non possiamo stupirci che se il 90% di noi è rimasto ai primi del ‘900 (nella migliore delle ipotesi), il resto del mondo e gli uomini stessi pensino al maschile in questo modo.

Noi maschietti etero, abbiamo lasciato ad altri, ai nostri fratelli gay (ovviamente lasciando che altri uomini a livello neanderthal gridasse loro froci o li pestasse), o alle nostre sorelle femministe che volevano un maschile più sincero e meno stereotipato (anche in questo caso magari deridendole un poco), l’ingrato compito di scardinare schemi plurisecolari: è anche grazie a loro che oggi posso piangere in un cinema o guardando un panorama senza che mi sia disconosciuta la mia virilità.

Ma noi dove diamine eravamo, me lo spiegate? E soprattutto, oggi, dove vogliamo essere, dove vogliamo andare? La smettiamo di accollare ad altri e al femminile un lavoro che sarebbe ora ci prendessimo la briga di fare?

Vuoi essere virile? Ecco bravo, inizia a non lamentarti della mamma che ti castra e risolvi i tuoi fucking problemi, okkey?

Lavorare sul maschile non significa contrapposizione, né di genere, né di identità o orientamento sessuale, significa che santissimi_numi_del_cielo_è ora che ci pensi TU per quel che riguarda il TUO modo di viverlo… e di viverlo assieme agli altri, maschi e non. Punto.

So che esistono cerchi sciamanici (e non) di lavoro sul maschile, sono ancora realtà rarissime e isolate…ma mi auguro che negli anni possano crescere ed aumentare. Forse nasceranno nuovi modi per approcciarsi a questa tematica, nuove idee e nuovi pensieri. Possiamo farcela. Però, tutto inizia con questo: rimettersi in discussione e ragionarci, assieme.

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Categorie:Everyday Life, Pensieri in libertà

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4 replies

  1. Grazie per il commento, credo sia illuminante su quanto ancora si debba lavorare sul maschile per eliminare alcuni stereotipi e, dall’altro, nel tuo caso, non tanto sul femminile ma su ferite e rabbia che presumo debbano essere davvero dolorose per riuscire a mettere in fila così tante scemenze senza prendere fiato.

    Mi spiace che tu stia vivendo la tua vita in un mondo dove l’altro sesso è questo, tuttavia, a meno che tu non stia trollando (nel qual caso ti sta riuscendo bene), nemmeno meriti una risposta… Né tu, né le tue sorelle immaginarie.

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    • Ehm, quanto sopra era la mia risposta ad un commento di tale lika che suggeriva di vergongarmi di essere mschio, che siamo stutti stupratori e che l’aborto di genere risolverà ogni problema. Quanto sopra era la mia risposta… Lyka, pare, ha coraggiosamente pensato di eliminare quanto scritto.

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  2. Sono un uomo che ama le donne, ma da un trentennio ne ama sola una. Sono un maschio e dolce consorte pare felice di questo. Sinceramente non mi farei tanti problemi.
    Un saluto a te e a Lika.

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