(di Rhea Anna Bertorelli)
“Tanti anni fa, in un paese lontano, oltre il mare e le montagne, viveva un gigante cattivo. Ma proprio cattivo eh? Terrorizzava la gente che viveva attorno a lui anche solo con lo sguardo, sempre cupo ed accigliato.
Non era sempre stato così, anzi. Ma ora godeva della sua arroganza e prepotenza e tutti ne facevano le spese…”
Potrebbe essere l’inizio di una favola. Di quelle classiche con il cattivo, la o le vittime ed una strega (che si sa, fa sempre fine e non impegna). Una favola dove il cattivo viene sconfitto ed il bene trionfa sul male!
Ma se invece favola non fosse? Se il gigante “cattivo” vivesse vicino a te? Se tu lo conoscessi?
Se quegli atteggiamenti fossero difesa e non attacco?
Quante volte ci prendiamo la briga di “entrare” nel cuore di chi abbiamo attorno? Poche in realtà, perché costa fatica, impegno, costanza e anche testardaggine. Si perché le prime volte non si riesce ad “entrare”… Si viene respinti e respinti e respinti. Ancora ed ancora… Ma la Strega vede dentro e se ai primi tempi si lasciava ingannare dalle apparenze, ora guarda dritto negli occhi e vede un ragazzino smarrito, solo, perso in sé stesso.
Vede il ragazzino nel corpo di un uomo, grande e grosso. Un uomo che per non sentire il dolore delle ferite del passato, si nutre di rabbia e si punisce facendosi male fisicamente.
Quando fui iniziata al primo grado, mi venne chiesto di scoprire il mio “talento”. Dopo tanto pensare , senza per altro venirne a capo, la risposta su quale fosse il mio talento venne, come spesso accade, dagli altri. Il mio talento era donare la serenità, l’accogliere, l’ascolto attento. Prendermi cura con le parole…
Ho cercato di coltivarlo in modo serio in modo da non fare danni. Ho studiato e letto senza mai smettere di “ascoltare con il cuore” ed oggi sono un Facilitatore ad indirizzo psicosintetico. Ma sono anche G.Sacerdotessa. Un terzo grado che mi impegna, oltre che con gli Dei, con la comunità che ho attorno e così torniamo al gigante, che cattivo non è ma che è un buono dentro una spessa armatura.
Io lo vedo il ragazzino con il cuore puro che è nascosto dentro l’armatura… Vedo la sua fragilità, le sue paure, il suo bisogno di rumore per coprire le urla della solitudine non cercata. Vedo la sua generosità ed i valori che i suoi genitori gli hanno insegnato. Vedo la sua disponibilità nell’essere d’aiuto al prossimo. So che queste cose, se ne avesse l’occasione, possono ritornare in superficie e fare breccia nell’armatura spessa.
Ma per farlo bisogna avere coraggio di scendere nella nostra Ombra e guardare in faccia tutti i nostri demoni che nel tempo hanno costruito quella armatura. Ci vuole tanto coraggio per far tacere il Mondo e mettersi in reale ascolto di noi stessi. E spesso l’unico modo per farlo è proprio escludere il Mondo in tutte le sue forme ed immergersi fra le braccia della Natura ascoltando e imparando da ciò che si vede.
Affrontare il mostro della solitudine e del silenzio per poter ritrovare il vero Sè.
Perdersi nel bosco per capire quanto è importante il Sentiero.
Ammirare le stelle per comprendere che, per quanto piccoli ed insignificanti, siamo tutt’uno con il Cosmo… Ne facciamo parte!
E non aver timore di mostrare a sé stessi le proprie fragilità ed i propri limiti. Siamo umani non Dei…
Continua (forse)…
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