(di Rhea Anna Bertorelli)
Si dice che esiste un Tempo per ogni cosa… Giunse infine il tempo di comprendere il motivo di tanta rabbia e livore. La rabbia, che è risposta sana e naturale alle ferite, ad una sofferenza, forse l’ultima risorsa della nostra mente per fronteggiare una situazione che pare senza soluzione alcuna, andava affrontata e compresa. Andava cercata nel nostro “io” più profondo, portata in superficie ed all’esterno per poterla guardare ed analizzare da tutti i lati. Reprimerla, perché ci è stato insegnato che è un’emozione negativa, è quanto di più pericoloso si possa fare. Significa darle più forza, più energia. Più la si comprime e più farà danni quando esploderà.
Ecco quindi la necessità di fermarsi e comprendere ed è difficile farlo mentre siamo impegnati nel quotidiano, concentrati nel lavoro o mentre siamo in mezzo al traffico. Per poter “scendere” in noi abbiamo bisogno di tempo e silenzio. Tempo perché è un viaggio lungo e periglioso e non possiamo pensare di farlo nella pausa pranzo. Silenzio perché la mente non deve essere distratta dalle innumerevoli richieste del mondo moderno.
L’esperienza del Silenzio è una delle pratiche che più amo e di cui cerco di concedermene il lusso ogni tanto. Una coccola che mi concedo quando sento che sto soccombendo al mondo. Nel Silenzio i pensieri si placano e si riesce a guardare gli eventi con obiettività. La consiglio quando il mondo diventa frenetico, convulso e non si riesce a pensare con lucidità, a capire le cause di alcune emozioni. Quando ci si sente come gusci di noci in balia della tempesta… Quando la rabbia la sfoghiamo contro noi stessi facendoci male.
“E la strega confinò il gigante sulla montagna…”
Non serve molto per fare l’esperienza del Silenzio: qualche giorno di ferie, un luogo isolato ma al contempo protetto (magari da qualcuno che controlli che vada tutto bene) e la ferma volontà di eliminare ogni distrazione. Cellulare spenti, niente pc, nessuna parola con altre persone (per questo è necessario trovare un luogo poco o niente frequentato).
I primi giorni sono “strani”. Per quanto si voglia meditare e comprendere le radici delle emozioni motivo dell’esperienza cercata, la mente pare impazzita. Vengono in mente problemi lavorativi, la bolletta dimenticata sul tavolo, l’ultima divertente serata con gli amici, la disputa con il collega… Riesce difficile meditare e le “discese” sono disordinate e sconclusionate, quasi la mente rifiutasse di collaborare e per questo ci proponesse, in alternativa, sciocchezze e futilità varie. Non alimentando il flusso di pensieri con nuovi eventi come l’interagire con le altre persone o distraendoci con internet, ad un certo punto accade il “miracolo”. Un “clic” che improvvisamente spegne il cervello lasciando solo il Vuoto totale. La mente, finalmente libera, si arrende docile alla “discesa”.
Scendere dentro di sé per recuperare quel grumo di rabbia, portarlo fuori ed analizzarlo cercando di capire quando si è formato…
Scendere per affrontare le parti più dolorose di noi…
Scendere per cercare risposte che altrimenti, presi dalla frenesia del quotidiano, non troveremmo mai…
E’ terapeutico l’esercizio del Silenzio.
Con il Silenzio smettiamo di anestetizzarci con le parole.
Con il Silenzio impariamo il Valore della Parola ed il suo Potere, impariamo la pace del cuore.
Un’esperienza da fare almeno una volta nella vita…. Pensateci.
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