Buon lavoro Streghe!

(di Rhea Anna Bertorelli)

“A Candelora dall’inverno suma fora”

“Sant’Apollonia (9 febbraio), mercante da neive”

“San Mattè (24 febbraio), mercante da neive”

Complice un vento di Foehn particolarmente forte (i bollettini metereologici riportavano raffiche sino a 200km/h) nei giorni scorsi la temperatura ha raggiunto i 26° nel primo pomeriggio.

Il giorno di San Biagio…

Il 3 febbraio…

in montagna…

Per carità, ammetto che è stato piacevole poter spegnere la stufa ed arieggiare casa (seppur con qualche cautela) ma l’evento mi ha lasciato alquanto perplessa ed ha acceso mille interrogativi nella mia testa. Per anni la mia stregoneria si basava su quanto appreso dagli anziani del mio amato Appennino. I loro detti o proverbi suggerivano lavori e fissavano scadenze nella gestione degli animali ed erano un pratico scadenziario dei lavori agricoli. Il contadino viveva in perfetta simbiosi con la natura e l’ambiente che lo circondava e, in base al meteo, ricavava previsioni di raccolti più o meno abbondanti. Per esempio quasi ovunque al nord Italia, c’era la consapevolezza che il chicco di frumento, seminato a fine ottobre/inizio novembre, dovesse “dormire” protetto da una bianca coperta, la neve, per diventare un raccolto ricco ed abbondante. “ Terra bianca da buon pane, terra nera porta fame” ovvero la terra coperta di neve in gennaio avrebbe donato un ricco raccolto mentre senza la neve (ed i sali minerali che la neve disciolta lascia nel terreno) le colture ne avrebbero risentito sotto forma di raccolti scarsi.

Eppure da anni il frumento e le altre colture non riposano protetti dalla bianca coperta così come i giorni della Merla, quel freddo intenso che preannuncia una buona e regolare (almeno dal punto di vista agricolo) primavera, di fatto siano diventati giorni invernali come tutti gli altri, anzi quest’anno pure caldi rispetto alle medie stagionali.

Non voglio entrare negli abiti dell’ecologista/complottista ma, diciamocelo francamente, il clima è cambiato. Non mi interessa per colpa di chi o per quale motivo, non è questo il punto almeno in questo post, il succo è che se a San Biagio ci sono 26° sulle Alpi Piemontesi beh, lasciatemelo dire, forse noi streghe dobbiamo rivedere un paio di cose…

Mi interrogo da giorni sul senso di stregoneria ai giorni nostri. Stregoneria regionale, fatta di sapienza e conoscenze antiche come l’uomo e mi chiedo se esista ancora al giorno d’oggi. La risposta immediata è no. La stregoneria per come la si conosceva nel 19° e 20° secolo non esiste più, non è più applicabile. E allora a noi cosa rimane?

Se, come sostiene il mio GS, le streghe siamo noi oggi, mi viene da pensare che abbiamo un sacco di lavoro da fare… La stregoneria va riscritta, manipolata e maneggiata. Come? Come hanno fatto i nostri Avi: sperimentando, osservando con attenzione ancora maggiore la natura che abbiamo attorno. Dobbiamo “vivere” e ridefinire i cicli e da essi ricostruire la nostra magia.

Esempio pratico: mi insegnarono anni fa che la rugiada andasse raccolta nella magica notte del 23 giugno per San Giovanni. Tradizioni popolari parmigiani in uso ancora oggi, impongono di passare quella magica notte all’aperto in modo da essere bagnati da quel liquido celestiale con forti poteri purificatori e di guarigione. Per anni il 24 giugno, quando non potevo per ragioni lavorative passare la notte sveglia ed all’aperto, la mia sveglia suonava alle 4 del mattino ed io uscivo armata di pentole e teli di cotone. Da 8 anni tutto questo è diventato inutile. Il caldo che c’è a fine giugno e quindi la scarsa escursione termica, impedisce la formazione della rugiada ed io, piano piano, ho terminato le scorte. Devo quindi rinunciare al suo utilizzo? Sicuramente no. Ecco che quindi mi devo adattare e, osservando le condizioni climatiche negli ultimi due anni (si, lo confesso, sono dura di comprendonio e ci metto un po’ a cambiare le mie abitudini) ho ragionato che l’unico modo per rimpinguare le scorte di rugiada è quella di raccoglierla come indicavano gli alchimisti del rinascimento: raccoglierla all’equinozio di primavera anziché nel solstizio d’estate.

Flessibilità, capacità di adattamento, disponibilità a cambiare procedure e sperimentare “nuovi” gesti e metodi. Queste sono le parole e gli atteggiamenti con cui dobbiamo confrontarci in questi anni. E se persino la Wicca (o almeno una parte di essa) si è modernizzata ed adeguata ai tempi odierni con la filosofia progressive witchcraft ecco che noi dobbiamo fare lo stesso.

Questa è la sfida del nuovo millennio con cui noi streghe ci troviamo ad affrontare… Rivedere le conoscenze che ci sono state tramandate e portarle a nuova luce.

Buon lavoro Streghe!



Categorie:Attualità, natura, Riflessioni

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