(di Luca Ariesignis Siliprandi)
Prendo spunto da un episodio personale capitato di recente con una ragazza che ha chiesto informazioni relativamente alla partecipazione al nostro Gruppo di Studio. Per farla breve, essendo lei più prossima alla mia zona, si sarebbe ritrovata ad avere come trainer il sottoscritto, un uomo. La cosa è stata colta con sorpresa, se non addirittura orrore. Cito testualmente: “ma un gruppo wicca l’ho sempre visto organizzare da sole donne!!!”.
Per chiunque conosca la Wicca, o anche solo sappia per sentito dire chi fossero Gerald Gardner o Alex Sanders, la frase si commenta da sé… ma, c’è un ma…
Non è la prima volta chi mi capita né, temo, sarà l’ultima… fortuna vuole che dopo venti anni di cammino alle spalle, situazioni simili non mettono certo in difficoltà la consapevolezza che ho di me e della mia assoluta serietà. Avrei potuto limitarmi a fare spallucce e proseguire oltre.
Invece, credo che questi episodi meritino una qualche riflessione. Anche lasciata da parte la scarsa conoscenza dell’argomento della persona in questione, la sua affermazione nascondeva forse tutta una serie di vissuti, opinioni e pregiudizi di cui vale la pena parlare.
Ho cioè la sensazione che, per molte donne e ragazze, l’idea di seguire workshop anche molto ristretti o addirittura singolarmente con un uomo metta a disagio. Anche solo un messaggio o una telefonata rischiano di essere fraintesi. Insomma, se da donna a donna tutto fila liscio, così non è nel caso dell’eventuale contatto con gli uomini e, ahimè, se si guarda il panorama medio maschile, posso comprenderne il motivo.
Credo che l’universo maschile debba lavorare molto di più su se stesso e su cosa significhi essere un uomo perché nemmeno l’ambiente del neopaganesimo è completamente immune dalla presenza di individui perlomeno discutibili. Si tratta di casi fortunatamente limitati e spesso perlopiù innocui: malauguratamente, nessuna comunità è immune “per definizione” e, al mondo, le cosiddette mele marce sono trasversalmente distribuite in ogni realtà piccola o grande che sia. Anche solo un fraintendimento può avere spiacevoli conseguenze riguardo al grado di fiducia percepito.
Così, tale diffidenza -che temo sia piuttosto diffusa-, ha probabilmente contribuito ad allontanare la ragazza di cui ho raccontato da un possibile inizio di percorso, mi spiace: tanto.
Pensando al modo con cui la maggioranza di noi uomini si relaziona al mondo femminile in questa cultura mercificante e sempre meno empatica, il pregiudizio di genere (una volta tanto) è ricaduto sul sesso maschile forse in modo non del tutto immeritato. Eppure, come accade spesso nel generalizzare, non si fa altro che cadere nel medesimo tranello avvilente che danneggia entrambi. Così, come non posso accettare generalizzazioni sull’universo femminile, per lo stesso motivo non posso che rifiutare ogni massima che fa di tutti gli uomini un branco di esseri laidi in preda ai più bassi istinti.
Purtroppo, noi non possiamo limitare la faccenda ad una vicenda di costume, perché oltre alla problematica culturale e sociale, nel nostro caso si pone una questione religiosa: come lavorare in equilibrio dove il sospetto cova sotto la cenere? Solo agendo e vivendo in perfetto amore e perfetta fiducia è possibile costituire quell’armonioso rapporto di reciproco e mutuo scambio fra polarità femminile e maschile per noi così fondamentale.
Come al solito, un poco di buon senso potrebbe essere sufficiente perché certo, questa fiducia deve essere meritata, ma nemmeno vi può essere il pregiudizio a farla da padrone.
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