Il corpo maschile Sacro (II)

L’argomento dell’articolo precedente, ha suscitato le più disparate reazioni… Alcune bellissime, come quella dell’amico Alessandro Belotti, Sacerdote della nostra Tradizione e istruttore di Rio Abierto, che si è sentito di voler dare la sua opinione e contributo al riguardo. Riceviamo e pubblichiamo con piacere.


(Articolo di Alessandro Belotti)

Le seguenti riflessioni prendono spunto dal bell’articolo di Luca Ariesignis Siliprandi -“Esiste anche un Maschile Sacro e sarebbe ora ci dessimo una mossa“. Luca rivendica la sacralità del maschile e lo fa in relazione al Femminile Sacro. Perché è assodato che il femminile possa essere massima espressione del sacro mentre per il maschile ci troviamo ancora a sospettare di un sacro minore se tutto va bene e se va male di un sacro ancora in via di approvazione?

Luca ha centrato il punto, non si tratta di una gara tra uomini e donne a chi è più sacro; come uomini non è alle donne che dobbiamo chiedere di riconoscerci la nostra sacralità. Uomini! Diamoci una mossa, siamo noi uomini che dobbiamo risvegliare e agire il nostro maschile sacro! Ma per essere efficaci bisogna circoscrivere e contestualizzare ancora di più il problema: Diamoci una mossa uomini italiani!

Nella mia esperienza di istruttore di Rio Abierto la più grande difficoltà degli uomini italiani è sentire e agire il proprio corpo, le donne italiane già da decenni hanno messo in discussione il loro femminile nel corpo. Il corpo è uno spazio concreto che costruisce l’identità, dentro e sulle sue superfici si muovono emozioni, sentimenti che bisogna innanzitutto percepire e poi agire in modo creativo per uscire da schemi meccanici e ripetitivi. Come ormai ogni scuola di psicologia e psicoterapia ben sa, si può mentire con le parole, ma non con il corpo. Il corpo non solo non riesce a mentire ma tradisce i segni di sofferenza o gioia, di qualsiasi emozione scorra sotto la pelle. Il corpo, se lasciato libero, invita all’espressione autentica di sé.

Il corpo è uno spazio concreto che costruisce l’identità

rio-abierto

Ecco che in Argentina, dove Rio Abierto è nato e si è sviluppato prima che altrove, voi trovate corsi pieni di uomini, che negli spogliatoi delle palestre abbandonano cravatte e vestiti da manager o jeans e stivali da operai per entrare in uno spazio sacro dove denudare le proprie paure, rabbia e gioia con il corpo. Venite ad un corso di Rio Abierto in Italia e troverete un uomo su 10/15 donne. Andate in Germania ad un corso di Contact Improvisation e troverete tanti uomini quante donne, in Italia ai corsi di Contact a Padova a Milano gli uomini li contate su una mano in mezzo ad una trentina di donne. Troverete più uomini ai corsi di Karate o Kung Fu, discipline corporee in cui però è la forza, alibi di virilità, a motivarli, ma quando vi spostate su Tai Chi, che delle arti marziali di combattimento è la parte spirituale, meditativa, ecco che aumentano le donne e latitano gli uomini.

Per noi lo spirito non è una dimensione metafisica, da giocarsi in un altrove…

Ed eccoci al dunque, in altri paesi del centro e nord Europa il femminismo ha vinto battaglie fondamentali, le donne prima hanno presso possesso del loro corpo, hanno scoperto e ricreato la propria identità e quando hanno chiesto agli uomini di riconoscerle, hanno compreso che prima dovevano farsi rispettare e poi dovevano chiedere agli uomini di fare un percorso simile, di riscoperta del loro corpo, altrimenti mai maschile e femminile avrebbero potuto confrontarsi nel profondo.  Non che in Germania o in Olanda pari opportunità siano state perfettamente raggiunte in campo politico ed economico, ma in Italia la situazione è ancora arretrata. State pur certi che troverete più uomini ad un corso di esoterismo, dove possano esprimersi su un piano del pensiero, dei concetti, ma in campo spirituale wiccan? Ebbene per noi lo spirito non è una dimensione metafisica, da giocarsi in un altrove di cui qui nel mondo discorriamo intellettualmente. Per noi il divino si esprime nella realtà materica, è immanente, ne è parte costitutiva, il corpo delle donne e degli uomini agisce la magia. Per fare questo, lo sappiamo, dobbiamo prima (e durante e dopo) aver fatto un percorso in cui il corpo sente istinti, energia ed emozioni, li riconosce e ne diventa attore consapevole, la rabbia, per es., non va negata, va riconosciuta capita e convogliata. Il lavoro sulle nostre ombre prevede che ci mettiamo a nudo ma è proprio qui che gli uomini italiani cascano. Il nostro lavoro è esperienziale, mentre agli uomini italiani piace nascondersi dietro alle parole, alle frasi fatte di giudizi precostituiti, stereotipati. Che se ne fanno loro di esperienza corporea, loro hanno già tutto chiaro a priori; la danza, il movimento, l’arte, sono cose da donne o da gay, non da uomini normali. Gli uomini italiani sono rimasti i più ferventi sostenitori di un patriarcato cristiano agito ormai sempre più inconsapevole e, a volte, la cronaca più drammatica ce lo racconta, violento.

Il Sacro per la Wicca non è in un altrove divino da scoprire dopo la morte del vile corpo fisico

E allora la storia stessa della spiritualità Wicca ha portato alla ribellione contro quel sistema. E storicamente la ribellione ha agito un vaccino potente contro il virus del patriarcato: la meravigliosa esaltazione del Femminile Sacro eversivo che ha fecondato una spiritualità nuova, nutriente e propositiva. Tutto lo spazio del Femminile Sacro è diventato corpo sacro, e allora, come scrive Luca Ariesignis Siliprandi, alla Vagina noi riconosciamo tutta la sua sacralità ma al pene che accade? Anche il Maschile Sacro è corpo e in quel corpo sono ancora pochi gli uomini italiani che ne sentono la sacralità. Non aspettiamoci che siano le donne a riconoscercela se noi navighiamo a vista e se non siamo disposti a metterci a nudo. Il Sacro per la Wicca non è in un altrove divino da scoprire dopo la morte del vile corpo fisico. Il divino che si esprime in noi non si esprime nonostante noi, in un’impalpabile anima dorata che schifa il corpo. Il nostro Maschile Sacro è corpo sacro qui ed ora, potete immaginare davvero una Madre Terra sacra, Gaia, che per generare venga ingravidata da un maschile inferiore? Questa domanda è da rivolgersi anche alle donne, ma soprattutto agli uomini, a tutti gli uomini italiani (e non solo) che con grandi difficoltà, si esprimono nel corpo, spazio in cui le donne si muovono a loro agio da più tempo di noi, perché loro hanno già imparato a mettere in gioco debolezze che solo il corpo consapevole sa trasformare in spiritualità in azione. Non rendiamo onore al femminile fuori di noi, ma neppure al nostro lato femminile dentro di noi, se il nostro maschile non diventa consapevole e consapevolmente, come nel tao, si integra da Sacro a Sacro con il corpo Sacro femminile.

Riflessione finale a ‘margine’: non ho ritenuto di distinguere tra maschile gay ed etero, non perché non abbia importanza, ne ha eccome, ma perché lo spazio dell’identità di gender è ormai in via di espansione verso realtà che vanno oltre gay ed etero, ed affermare solo queste due negherebbe altre che sono in via di (auto)espressione e (auto)riconoscimento. Io credo possiamo provare ad avvalerci di una concezione in cui maschile e femminile sono 2 forze che si integrano. E ancora abbiamo il corpo a fare da minimo comune denominatore, un sacro maschile e un sacro femminile per essere tali, non possono che manifestarsi, appunto, in un corpo sacro.


Ringraziando nuovamente Alessandro Belotti per aver voluto condividere con noi la sua riflessione, mi sento di concludere con qualcosa di scherzoso, ma non troppo… perché è ora di lasciare le stampelle



Categorie:Everyday Life, Pensieri in libertà

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