(di Luca Ariesignis Siliprandi)
Facendo il paio con l’articolo precedente (ma su tutt’altro argomento), quando in certi siti o su social dove si parla di stregoneria leggo “Tutto è luce!“, “Buongiorno anime belle!” oppure “Attrai quel che desideri davvero” (quasi che, per converso, un periodo sfortunato sia colpa tua, sì, tua! che sei masochista e non desideri la tua fortuna), “La magia è luce“, “Sono una strega bianca” (aaaargh!) ecco, quando leggo cose simili, insomma, tutta questa “luce e solo luce”, sono colpito da un istantaneo travaso di bile…seguito immediatamente da tremore, vertigini e, nei casi più gravi, da folli raptus omicidi che, Shining, scansati proprio.
Al di là dell’ironia, il fastidio che provo è dovuto a diversi fattori… vuoi un po’ perché, come dicevamo in questo altro articolo, che tutto sia luce e fiorellini è una colossale panzana. Un po’ perché, chi davvero lo pensa, non solo mi pare perlomeno ingenuo, ma sopratutto perché credo non abbia ancora toccato con mano alcuni aspetti fondamentali di questo percorso: il confronto con l’Ombra.
Ma andiamo per piccoli passi.
Nella psicoanalisi Junghiana, semplificando molto, l’ombra è una disposizione primordiale e collettiva, è quella parte del sé che non accettiamo o, per farla ancora più semplice, è costituita da tutta quella parte di noi di natura istintiva che, per incompatibilità con ciò che scegliamo di essere (o che vorremmo essere), non vengono vissute. Ognuno di noi ha la propria Ombra e, anche se tendiamo ad ignorarla o addirittura a rifiutarla, è un lato ‘oscuro’ che ingloba tutti i contenuti rifiutati, rimossi e non autorizzati dalla coscienza.
Si dice che l’ingresso del Tempio di Apollo (Dio luminoso per eccellenza) di Delfi recasse la scritta “Conosci te stesso” e, per conoscere realmente chi si è, dice Jung, è necessario innanzitutto riconoscere che in sé esiste anche l’Ombra e, che l’oscurità che noi riconosciamo intorno a noi, vive innanzitutto dentro di noi.
Con questa Ombra (in noi, e fuori da noi), inevitabilmente, prima o poi e più o meno gradualmente, si dovranno fare i conti (perlomeno in termini di conoscenza). Confrontarcisi, è un passaggio importante lungo il nostro percorso, spesso molto difficile, eppure, volendo proseguire, è pressoché inevitabile. Nell’ambiente ermetico è nota la sentenza attribuita a Trismegisto che «Trarre il raggio dall’ombra, o gran lavoro!» e, in effetti, non vi è completezza interiore se l’una (la luce) non riconosce l’altra (l’ombra) -e viceversa-… e questo è vero in ambito psicologico così come lo è in ambito magico.
“Non raggiungeremo mai la nostra totalità, se non ci assumiamo l’oscurità che è in noi, poiché non c’è corpo che, nella sua totalità, non proietti un’ombra, e questo non in virtù di certi motivi ragionevoli, bensì perché è sempre stato così e perché tale è il mondo”
(Carl G. Jung)
Sia a livello fisico, che psicologico e filosofico, non possiamo conoscere la luce senza che ci sia qualcosa da illuminare, senza che ci sia un’oscurità, un’ombra da considerare. Come in uno dei più noti principi della scienza magica, ovvero “come in alto, così in basso”, non si può parlare di ‘bene’ senza ‘male’, né di ‘chiaro’ senza ‘scuro’ o di ‘sopra’ senza ‘sotto’: sono opposti ma al contempo necessari l’uno all’altro. Si dice spesso che la Wicca lavora sull’equilibrio (e la tensione) fra gli opposti/complementari e, usualmente, si pensa esclusivamente all’aspetto del Femminile e del Maschile. Tuttavia, anche la coppia Luce ed Ombra è un fattore ineliminabile di cui dobbiamo tenere conto perché va a braccetto con Vita-Morte, Anima-Animus, etc. ed ognuna di queste coppie di opposti è fondamentale nell’esperire i Misteri della Wicca così come lo sono lungo il suo percorso iniziatico.
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