A seguito di questo nostro articolo, abbiamo chiesto agli amici dell’ADAM (Accademia delle Arti Magiche) di dirci la loro sulla costruzione della bacchetta. Molto riassumendo, da anni l’ADAM promuove percorsi di conoscenza della magia (principalmente cerimoniale) e, fedeli ad una impostazione esoterica tradizionale, lo fanno -per così dire- a prescindere da un quadro religioso in senso stretto. La possibilità di proporre altri punti di vista ci è subito sembrata di possibile arricchimento per tutti i nostri lettori… e credo proseguiremo lungo questo solco, quindi, come già fatto QUI per altro argomento, riceviamo e pubblichiamo.
La bacchetta
(Matteo, responsabile ADAM Torino)
Abbiamo letto con interesse l’articolo sulla bacchetta magica, e ci è stato chiesto di dare un ulteriore contributo raccontandovi come l’Accademia Delle Arti Magiche si approccia a questo strumento e alla sua creazione. Siamo molto legati al simbolismo della bacchetta e al solenne rituale che descrive la sua raccolta. Amiamo lavorare il legno e abbiamo sempre sostenuto che creare il proprio strumento da zero ne amplifichi il potere intrinseco.
Tutti i nostri allievi vengono istruiti e affiancati per realizzare la propria, seguendo fedelmente ciò che ci ha tramandato la Tradizione.
Ed è proprio partendo dai dettami più famosi che vorremmo introdurvi alla nostra concezione di bacchetta magica, certi che al termine della lettura avrete compreso che mai nulla viene fatto a caso.
La Magia è un sistema logico morale velato dai miti e svelato dai simboli
La Magia, ci ricorda il nostro Presidente Piero Mura, è un sistema logico morale velato dai miti e svelato dai simboli. Ciò comporta che solo un occhio istruito e attento saprà cogliere la logica magica anche là dove sembra prevalere la pura irrazionalità… Tagliare un ramo di nocciolo ‘vergine’, che non abbia mai dato frutti e non presenti biforcazioni, non è inverosimile. Anzi, è un suggerimento pratico e utile che va compreso e seguito: la tradizione esoterica occidentale cita spesso [N.d.A. più avanti sono riportate le fonti] rami privati del loro midollo per ospitare all’interno un filo o un tondino di rame. Tale procedura, da alcuni ritenuta superflua e da molti creduta impossibile, è prassi comune in Accademia e ogni allievo dovrà mettere alla prova la propria volontà per realizzarla.
Ne consegue che se vogliamo cavare l’intero midollo di un ramo, uno dei requisiti fondamentali sarà che esso sia dritto. Secondariamente non dovrà presentare biforcazioni o rami laterali troppo sviluppati, altrimenti anche il canale del midollo interno presenterà curvature e diramazioni, rendendo più difficoltoso il lavoro.
Lo studioso accorto intuirà quindi che le indicazioni citate dagli antichi testi non vanno prese alla lettera. Anzi, spesso sono enfatizzate ed estremizzate per mettere alla prova la Volontà dell’Iniziato e scoraggiare coloro che non dimostrano impegno e dedizione. Sarà quindi sufficiente procurarsi un ramo giovane, dritto e che non abbia ramificato troppo.
Ultimo, ma non meno importante, il periodo di raccolta: tradizioni e i miti si sono sbizzarriti nel tentativo di interpretare le indicazioni corrette, ma come sempre daremo priorità alla praticità e alla logica. L’unico modo per cavare agevolmente il midollo da un ramo, è farlo fintanto che esso è morbido, novello e carico di linfa umida. Quindi in primavera.
Tagliare con uno (o tre) colpi il ramo non vuole essere l’ennesima stravagante regola da seguire, ma invita semmai ad aver cura di non far soffrire la pianta. Un ramo strappato o spezzato è più pericoloso di uno tagliato di netto.
Decorare la bacchetta non dovrebbe essere una scelta dettata dal nostro estro creativo. In primis perché molti di noi ne sono inconsapevolmente privi. Essa è uno strumento, pertanto la sua priorità è essere utile e pratico allo scopo. Ciò non vieta di personalizzarla, ma senza scadere in fronzoli, piumaggi colorati o cose che la rendono più simile a un sonaglio che a uno strumento sacro all’esoterismo occidentale.
A un fastoso apparato è preferibile un regale portamento
Sempre per citare il nostro fondatore “A un fastoso apparato è preferibile un regale portamento”. E se non volete dar retta a noi e avere esempi di gusto e funzionalità più contemporanei, fidatevi di una delle menti più brillanti e visionarie del 19esimo secolo: Ludwig Mies van der Rohe, che sempre ci ricorda che ‘Less is more’ [N.d.A.- Letteralmente ‘ meno è di più’ o, ‘meno è meglio’] .
Menzionando invece i sacerdoti zoroastriani, essi contemplavano la bacchetta come un “collegamento” tra cielo e Terra. Questo avvalora ulteriormente la scelta di molti maghi di metterci dentro il filo di rame: esso è un ottimo conduttore, e visto che stiamo parlando di energie che vanno incanalate e spostate da un punto A a un punto B, l’esempio più semplice che possiamo suggerirvi sono i cavi elettrici, all’interno dei quali scorrono fili di rame carichi di fluida energia.
Tanti concetti un tempo ritenuti magici, oggi sono sempre più vicini alla scienza. Ce lo ricorda anche la propensione ad avvolgere il rame attorno alle estremità della bacchetta, come una fitta spirale. Molti lo fanno, quasi nessuno si chiede il motivo.
L’immagine riportata qui sopra raffigura una bobina di rame formata da una serie di spirali concentriche molto vicine tra loro, attraversata da una carica elettrica. Questo passaggio genera un campo magnetico dentro e fuori la bobina, alterando quindi lo stato iniziale. Tale strumento è definito SOLENOIDE e ricorda in modo curioso la struttura della bacchetta magica. A tale premessa aggiungiamo le considerazioni magico-scientifiche riportate ad esempio da Franz Bardon: il potere passivo-attrattivo del mago viene accostato al magnetismo e quello attivo-proiettivo è associato alla carica elettrica radiante emanata dal nostro corpo.
Una bacchetta adeguatamente preparata aiuta a convogliare e addensare l’energia del magista, non solo in modo “simbolico” ed empirico, ma in maniera realmente sistematica influenzerà lo spazio circostante.
La scelta di inserire il rame all’interno del ramo, è inoltre giustificata da vari autori
Oltre che nei testi di Bardon, troviamo cenni sulla bacchetta forata anche in molti altri scritti come “Magia Sperimentale” di Gian Piero Bona, nei testi di Maria Fenoglio tra i quali citiamo Strumenti della Magia Rituale, nel “Dogma dell’Alta Magia” di Eliphas Levi.
Nel caso si scelga un ramo di sambuco, sarà INDISPENSABILE privarlo subito del suo spugnoso midollo, o andrà incontro a muffe e marcescenza.
La bacchetta è per ovvie ragioni uno strumento fallico e attivo: la presenza del rame al suo interno ci conduce a un concetto di fecondazione, fertilità e proiezione energetica volta all’esterno.
Un po’ come nel caso del pendolino, inserire all’interno un testimone (o più nello specifico un metallo) può aiutare l’operatore a equilibrarsi su determinate frequenze energetiche. Le “bacchettine” vezzose cariche di pietruzze colorate e burattate che trovate spesso in giro NON SONO BACCHETTE MAGICHE. Sono “puntatori” per la cristalloterapia chiamate anche “Healing Wands”.
Nessun antico grimorio vi esorta a decorarla con i cristalli o a tempestarla di pietre preziose. Soprattutto se non se ne comprende l’apporto che possono dare.
Vogliamo ultimare questo articolo portandovi la nostra testimonianza sull’essiccazione dei rami nocciolo, che diverge molto da quella raccontata nel già citato articolo: parliamo anche noi per esperienza vissuta e che un ramo di nocciolo si venasse durante il processo di asciugatura non ci è mai capitato [N.d.A. Beati voi, purtroppo a noi è capitato di frequente]. Ci sentiamo anzi di suggerire questo legno e di scortecciarlo il prima possibile, proprio per procedere quanto prima alla successiva lavorazione. Siate delicati nel farlo: la corteccia si “pela” via facilmente quando è fresca senza dover incidere o intaccare eccessivamente il ramo con la lama. Queste premure preserveranno il legno. Considerando che tale procedura andrebbe svolta in primavera, 3 o 4 giorni saranno sufficienti per asciugarlo a sufficienza e lavorarne l’estetica. Se non siete pratici con incisori e coltelli, limitatevi a smussarlo e lisciarlo con della carta vetro. Ricordatevi che molte tradizioni consacrano la bacchetta nella Luna Piena successiva al giorno della raccolta, dandovi quindi un mese esatto per ultimarla.
Vi sembra troppo difficile? Complicato e laborioso? Allora vi aspettiamo in Accademia per dimostrarvi il contrario e tramandarvi con amore un’arte antica e raffinata, ormai quasi dimenticata.
Mi permetto alcune note (scrive Luca Ariesignis Siliprandi) su quanto qui detto circa il ciclo vegetativo del nocciolo… Stando alla mia esperienza nonché a semplici manuali di agronomia, i rami di nocciolo non portano frutto se di dimensioni inferiori ai 16-20cm, non appena superano questa lunghezza (ossia entro l’anno dalla gemmazione) in estate fruttificheranno. E’ dunque possibile raccogliere in primavera rami di circa un anno che non abbiano portato frutto, saranno però generalmente di misure inferiori a quanto usualmente richiesto da una bacchetta.
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