(di Rhea Anna Bertorelli)
In principio era buio ed il nulla mi avvolgeva
Sola mi ergevo con portamento fiero
Asse di qualcosa che ancora non era
I miei piedi poggiavano su galassie danzanti
Miriadi di stelle e pianeti che roteavano sotto i miei piedi
Li guardai e ne rimasi affascinata
Innamorata di quel moto perenne
Spirali si formavano dalla danza continua
E mi sentii colma, traboccante di Vita
E mi feci vaso
E divenni ciotola, contenitore, recipiente e calderone
E calice io divenni
E da me, Madre straripò la Vita che con tanta cura custodivo.
Ora questa Vita esige di poter aver forma
E’ giunto il tempo dell’Amore quando ogni femmina cerca il suo maschio
Ed ogni maschio anela a congiungersi con la sua controparte
Ora è il momento… quando la Grande Madre, dispensatrice di vita, accoglie dentro sé colui che prima ne uscì…
Lei che tutto è.
Che non appartiene a nessuno ma da cui tutti provengono.
Madre e Amante.
Compagna e Figlia.
Sorella ed Amica
Indomabile eppur docile.
Arrendevole ma anche selvaggia.
E’ giunto il tempo per la Regina di giacere con il suo Re e di svelare il tirso coperto di edera.
E se io divenni calice
Egli divenne pugnale
Ed uniti portammo benedizione.
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