Ab ianua prospicio, ovvero: stare di guardia sulla porta

(di Luca Ariesignis Siliprandi)

Il Solstizio d’Inverno è passato e, dopo la crisi solstiziale, quando il sole per tre giorni sembra non riprendersi e tentenna all’orizzonte, nel dies natalis Solis Invicti (25 dicembre), la luce è tornata a crescere e le giornate andranno via a via allungandosi. A partire da quel momento, si racconta che un corteo danzante accompagni il sole fanciullo per dodici notti (25/26 dicembre – 5/6 gennaio), ovvero fintantoché non sia sufficientemente saldo per proseguire con le sue proprie sole forze.

A cavallo di questo periodo cade anche la fine dell’anno solare di 365 giorni e l’inizio dell’anno nuovo. E’ un momento che richiede cura ed attenzione e, crediamo non a caso, nell’antica Roma il primo gennaio era festeggiato Esculapio (nota divinità guaritrice) e Veiove, protettore dell’Asylum (bosco sacro di “rifugio”) portatore di giavellotto (la folgore che difende) nonché accompagnato dalla capra -animale a lui usualmente sacrificato- per l’associazione a Fauno/Fauna ed al loro simbolismo legato al propiziare fertilità.

Senza voler entrare nel merito del complessissimo calendario religioso romano e delle relazioni fra le  sue differenti festività, vale comunque la pena ricordare che nel mese di gennaio cadeva anche il primo dei quattro Agonalia, questo in onore di Giano, signore delle soglie… Ed anche noi vegliamo sulla porta fra la fine e l’inizio dell’anno, lo accompagniamo, lo sosteniamo e chiediamo che ci sia propizio.

A tutti auguriamo dunque un felice anno nuovo: sia portatore di crescita per ciascuno di noi!



Categorie:Ispirazioni, Pensieri in libertà, Riflessioni

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