Il dogmatismo del ‘tutto è vero’

(di Luca Ariesignis Siliprandi)

Sono profondamente contrario ad ogni forma di dogmatismo. “Io non credo: aderisco”, è una affermazione che uso spesso quando qualcuno mi chiede in cosa io creda. Perché io non credo se non a quello che è la mia esperienza. Non ho una fede nel senso d’uso comune del termine, ovvero del credere in qualcosa, così, preventivamente, senza che ciò sia accompagnato dalla mia personale esperienza. Per questo, come molti, moltissimi pagani, faccio una enorme fatica a descrivere quale sia la mia religione perché, spesso, chi mi pone domande al riguardo, so che quasi sicuramente interpreterà le mie parole a partire da una definizione di religione che non mi appartiene.

Non posso pretendere che la persona media conosca l’etimologia della parola religione e, anche lo spiegassi, nulla cambierebbe rispetto ad una sorta di ‘preset’ teoretico che gli farà leggere ciò che dico secondo i canoni della sua abitudine. Abitudine che, almeno in Europa, ha a che fare con il cristianesimo, dove si ragiona mediamente in termini di: abbi fede, ciecamente e, se hai dei dubbi, è un problema, perché la fede è un dono, quindi vedi un attimo di distruggere i tuoi dubbi (così hai il dono). Qui, ci crediate o meno, non voglio polemizzare con il cristianesimo, realtà invero molto complessa e articolata che certo non può essere rappresentata con la sintesi un poco naif che ho dato poco sopra. Mi interessa assai di più tentare di fare chiarezza e sfilarmi da quel vago imbarazzo che leggo nei presenti ad incontri in/formativi (non recentemente, ma capita) quando dico: “questo non è SOLO un percorso spirituale, ma una religione vera e propria. La Wicca non è un sistemino new age da cui potete prendere quello che vi interessa e per il resto pace all’anima. E’ una religione iniziatica e misterica “.

Quando lo dico, ecco, rispunta il ‘preset’, l’abitudine, e subito molti dei partecipanti iniziano a sentire odore di dogma, di stagnazione, di autorità e imposizione. Nessuno vuole dogmi e io, come voi, rifiuto  con ogni fibra del mio corpo questo genere di impostazione. Tuttavia,

Non avere dogmi non significa pensare che tutto sia indistintamente vero

Conoscere altre religioni e tradizioni, conoscere altri sistemi è una grande ricchezza e, alle volte, un certo sincretismo portato avanti cum grano salis può portare ad inaspettate intuizioni. Ma non esageriamo. Lo so che a molti piacerebbe che la Wicca o, addirittura, il paganesimo tutto, potesse essere una cosa che sì, ci credo ma fino ad un certo punto, prendo quel che mi interessa, quanto voglio, come voglio, ma poi vabbè a maggio è tanto interessante vedere i rosari (che in fondo la Madonna e la Dèa sono la stessa cosa), e poi mi piace il buddhismo, ma anche un filo l’induismo, insomma un bel minestrone personalizzato. Anche no. Mi spiace per voi ma no e no e ancora no. Potete fare tante cose interessantissime e non metto in dubbio il vostro percorso ma, semplicemente, state parlando di altro dalla Wicca.

Quando sento dire ‘la wicca è una religione antichissima che risale ai culti matriarcali neolitici’, NO, non è questione di dogmi, è questione di dati archeologici, semplicemente: no, non è vero che è una religione antichissima. Non sto ponendo dogmi, sto solo riportando dati così come farei rispetto al fatto che se ti getti dal decimo piano hai altissime probabilità di schiantarti a terra con esiti rovinosi per la tua salute: non è una opinione, e io non ti sto obbligando ad una verità dogmatica. Allo stesso tempo, mai mi sentirei di criticare chi, nella propria pratica, utilizza ‘suggestioni neolitiche’. Se funziona per te, se ti danno esperienza concreta del divino, usale, fai benissimo! Si deve però distinguere fra strumenti, pratiche e realtà sostanziali. Allo stesso modo, per farvi un esempio personale, come molti della mia tradizione, utilizzo le tecniche di trance estatica e oracolare in larga parte mutuate dallo sciamanismo che ritengo le base primordiale dell’esperienza magica… ma mai mi sognerò di sostenere che la Wicca discenda letteralmente e culturalmente dallo sciamanismo perché, semplicemente, per quel che ne sappiamo oggi, chiunque lo sostenga dice -da un punto di vista storico e documentale- una cosa fuorviante se non falsa (o, perlomeno, credo si troverebbe a dover articolare in modo molto sostanzioso le proprie argomentazioni).

Esiste anche un altro rischio ovverosia, quando la propria esperienza personale e il proprio percorso diventano metro di misura di tutto. Sì, il pericolo di dogmatismo è sempre dietro all’angolo. “La mia Dèa ha detto che e quindi se dite diversamente sbagliate”, ecco, questa modalità, questa impostazione è pericolosissima. Gli Dèi sono certamente in grado di tutelare i propri interessi senza che siate voi i loro difensori contro… contro cosa? Contro l’eresia?  Ed ecco che in un attimo siamo nel medioevo in versione 2.0, con tanto di like e cuoricini. Infatti, allo stesso modo di certo universalismo razionalista, anche il relativismo assoluto che non accetta il confronto con i fatti e i dati nonché con altrui esperienze può diventare una delle più forti e sottili forme di dogmatismo. Se posso un neologismo, sto parlando del ‘secelosentismo’.

Oggi, paradossalmente, il più forte senso di intolleranza sembra provenire da quelli del ‘tutto è vero’

Nei gruppi e nelle pagine facebook sull’argomento è ormai un classico. Portare dati e argomentare con fatti ed elementi concreti è rischiosissimo, pochi secondi e sei un@ saputell@. Perché per il secelosentismo, l’unica verità, è la mia, perché per me è così e se ti azzardi a metterlo in dubbio, chi credi di essere? Perché per il  dogma del secelosentismo ogni dato è opinabile e discutibile. Per il secelosentismo, ogni argomentazione è inutile (un po’ come dicevano i Borg).

Che “we don’t need no education, we don’t need no thought control”, si arrabbiano moltissimo, perché non hanno bisogno di qualcuno che spieghi o, più realisticamente: non accettano la frustrazione di rendersi conto che, invece, il confronto è importante, che potrebbero essersi sbagliat@ e che, magari, hanno molta meno esperienza e conoscenza di quanto pensavano (in questi casi, ovvero sia rispetto alla propria presunta esperienza, confrontarsi con i fatti in modo sereno e autocritico potrebbe dare incredibili risultati). Quando E.Kant coniò il termine ‘illuminismo’ dicendo

“L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro”

forse non immaginava sarebbe stato così ampiamente frainteso. Usare il proprio intelletto significa anche e soprattutto confrontarsi su dati uscendo da schemi e pregiudizi.

Credo di utilizzare il mio intelletto senza aver bisogno di guida alcuna, ma come molti altri che lavorano su questi temi da tempo, ancora faccio corsi, ancora vado a seminari e ancora mi stupisco di quanto debba imparare (un po’ da tutti… imparo anche da chi viene ai miei di corsi, figuratevi!) e chi crede gli possa bastare il proprio ‘intuito’ il proprio ‘sentire’ e che tutto il resto sia dogma, siano regole e rigidità inutili sta invero, paradossalmente, sostenendo un altro dogma. Il dogma del solipsismo, dove non esiste realtà se non quella che sento e che, in qualche modo, genero io. Dove tutto è soggettivo, tutto è la mia emotività. Forse addirittura, perfino il mondo è un illusione, tutto è nella mia mente, tutto è generato da me..Io, io, io, io, io.

Questo dogma è il più pericoloso, perché inganna doppiamente. Confonderete le sbarre della sua prigione dorata con le ali di una libertà che inizia e finisce con i limiti che voi stessi vi siete dati. E vorrete liberare altri, o il mondo intero addirittura, imponendo questa vostra gabbia del secelosentismo, in nome suo, farete guerre sante e accenderete roghi.

Ma noi streghe, nonostante i roghi, abbiamo un brutto vizio: non spariremo. Continueremo a passare i nostri saperi, nonostante tutto, nonostante voi secelosentisti.

 

 

 

 

 

 



Categorie:Opinioni e recensioni, Pensieri in libertà, Riflessioni

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