(di Luca Ariesignis Siliprandi)
E’ passato il giorno più lungo e splendente ed il sole torna dunque a declinare, ma non temete, tutto torna, e agli uomini che si appressano a me chiamandomi Giano Infero compiendo l’atto sacro di offrire a mio nome, dico:
Io sono colui che cavalca la luce delle stelle,
che lega la luce dei pianeti guidandoli come un branco di cavalli selvaggi,
Io sono il cavaliere che monta la levata e il tramonto delle Pleiadi, di Sirio, di Aldebaran e di ogni altro astro
Ad ogni mio passo scricchiola la macina della volta celeste,
Ad ogni mia parola sussulta il cielo intero,
Perché io sono l’istante fulmineo di ciò che non era ed è,
di ciò che è e non è più,
Io sono il tramite, il varco, la soglia,
Io sono il Cancello Terribile attraverso cui tutto entra ed esce…
Ai miei cancelli passano gli Dèi,
ai miei cancelli passano le loro azioni,
ai miei cancelli scorrono gli eoni e le età,
ai miei cancelli nascono e muoiono le stirpi,
ai miei cancelli tutto ciò che si muove
e tutto ciò che lo attraversa è trasformato,
perché Io sono il collettore,
il ‘cambiatore’ di forme,
Mia antica compagna è la Luna, lo specchio concavo che concentra le immagini della sterminata infinità delle azioni compiute e da compiersi.
Il fuoco dello specchio è il mio eterno presente.
Assieme a Lei, Io sono accettazione senza resistenza,
sono azione oltre il desiderio.
Non vi è bene e non vi è male,
non vi è giustizia né errore nella luce dello specchio,
perché Io sono l’azione di colui che versa l’acqua nel calice,
perché Io sono la mano che porta la lama,
perché Io sono ogni istante fatale.
Nella mia destra reggo la chiave, nella mia sinistra stringo la serpe dell’eternità.
L’inizio di ogni vostra invocazione è già in me,
perché ogni inizio ed ogni fine è già in mio pugno,
ogni moto del vostro cuore, io lo possiedo,
ogni vostro respiro, io lo possiedo,
ogni vostro battito di ciglia, io lo possiedo,
ogni vostro tremito, io lo possiedo,
ogni vostra determinazione, io la possiedo,
Offritemi dunque ch’io sia da voi conosciuto per ciò che sono,
frequentate l’immensità del mio essere,
e agite, mortali, perché per voi i miei cancelli non saranno sempre aperti!
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