Storia di un Amore e di un Dono

Vi avviso… Questo sarà uno scritto confuso, tormentato. Pieno di errori e, probabilmente, poco comprensibile. Ma questa Storia DEVE essere messa per iscritto.

Lo devo.

Lo devo a me.

Lo devo a Luca.

Ma soprattutto lo devo agli Dèi.

Cito un G.M.V. “è come un pus che preme e spinge e deve trovare la strada verso l’esterno”. Quindi vi chiedo scusa se uso questo spazio ma concedetemi, per una volta, di non pensare a voi ma a me stessa…

Luca ed io ci siamo conosciuti proprio grazie alla religione e la religione (in generale) ha permeato ogni singolo momento della nostra storia.

Mi ha contattato via mail sulle pagine del FDR-Tempio di Callaighe e abbiamo fissato un appuntamento. Gli proposi un incontro in un bar, di fronte a dove lavoravo, pensando di cavarmela in poco meno di un’ora. Ma al caffè seguì l’aperitivo e poi mi propose di presenziare ad un rito ortodosso, il Rito della Luce. Naturalmente mi portò a cena e di lì ci muovemmo verso il luogo ove sarebbe iniziato,, con il Rito della Luce, la Pasqua Ortodossa.

Fu una serata magica, carica di promesse, generosa di sorrisi e lunghi sguardi.

Luca non mi ha mai più lasciata dopo quella sera. Puntuale al mattino mi arrivava il suo buongiorno seguita dalla telefonata che mi faceva mentre aspettava la prima corsa della giornata.

Con tutta la semplicità che lo contraddistingueva, da quel giorno, mi si piazzò in casa, weekend dopo weekend, come se appartenesse a questo luogo. E di fatto apparteneva. Apparteneva a questa casa piena di Dèi e fumo di incenso. Apparteneva ed alimentava quell’energia “buona” che si percepisce in casa, in quella che è stata casa nostra.

Come tutte le persone che hanno sofferto per amori sbagliati, Luca ed io ci fiutavamo cercando di capire cosa stavamo provando. Io spaventata… Lui probabilmente ancora di più.

Poi un anno fa i primi problemi. Pranzi non digeriti. Dolori allo stomaco. Difficoltà a nutrirsi e quindi, piano piano, alcuni alimenti ridotti o proprio eliminati dalla nostra tavola.

Un anno fa io combattevo con una complicazione post operatoria ed ero più concentrata su me stessa che non su chi mi circondava. Con lui semplicemente mi incazzai. Avevo bisogno e lui non c’era perchè stava male. Provai rabbia, dolore e vomitai merda su tutto e tutti. Attraverso le parole cattive e crudeli buttavo fuori tutta la mia paura. Ma piano piano ritrovai me stessa e con me anche questo uomo tranquillo e burbero che sentivo di amare nonostante tutto.

Era appena iniziato il lockdown quando, pensando a noi, gli chiesi di venire a vivere con me. Avevo deciso che, tutto sommato era rimasto in me sufficiente coraggio per provare a condividere la mia vita ed i miei spazi con qualcuno. Luca accettò e iniziammo a progettare e rivedere spazi in questa minuscola casa. Ma pochi giorni dopo arrivò l’esito della gastroscopia. La diagnosi fu spaventosa: cancro. Da aprile fino a fine novembre, quando anche il reparto oncologico delle Molinette si arrese, la nostra vita è stata come essere sulle montagne russe. Momenti di speranza con momenti in cui ci scontravamo con la dura realtà. Ma non mollavamo. Volevamo vivere insieme e ci saremmo riusciti.

Però, seppur accecata dall’amore, sono estremamente realista e l’ultima settimana di novembre mi resi conto che il tempo stava per finire e quindi con tutta l’incoscienza che mi contraddistingue, gli chiesi di sposarmi.

Senza saperlo stavo per dare inizio alla più grande magia mai esistita e che ho mai compiuto.

La sera in cui gli chiesi di sposarmi lui mi guardò e fece una poderosa risata. Nulla di romantico. Niente brindisi o cenette a lume di candela. Lui era a letto che stava male ed io, in piedi vicino alla stufa, gli chiesi la mano, promettendo che avrei fatto di lui un uomo onesto e per bene… Lui rise e mi disse “perchè no?” e fu proprio lui, il mattino dopo a ricordarmi di andare in comune per iniziare le pratiche. Insomma, ci teneva forse anche più di me, ma probabilmente non me l’avrebbe mai chiesto.

Così il 27 novembre andai in comune mentre gli eventi iniziavano a precipitare ed il mondo stava sgretolandosi. Ho lottato molto per lui e per me. Ho fatto mille telefonate e rotto le palle a medici, impiegati d’anagrafe e chiunque potesse aiutarci nel nostro intento. Volevo con tutto il mio essere, valere qualcosa di fronte a ciò che sarebbe arrivato. Volevo esistere legalmente per poter decidere e far rispettare le volontà di Luca. Volevo avere il diritto di seguirlo ed accompagnarlo ovunque…

Il 6 dicembre Luca ed io ci siamo sposati. A casa sua, dove io mi ero trasferita. Davanti al sindaco, Segretario comunale e la povera impiegata d’anagrafe che mi aveva sopportato e supportato nella settimana precedente. Circondati dalla famiglia più stretta e dai testimoni. Il nostro aperitivo/pranzo di nozze (pasticcini, salatini e due pizze portate da Glovo) sono stati l’ultimo pasto decente di Luca. Il Tempo era giunto e la Clessidra stava iniziando a sputare gli ultimi granelli di sabbia.

Fu una settimana di grande felicità e dolcezza. Miele che trasudava da parole e gesti. Serate passate cantando e ascoltando sino allo sfinimento la “nostra” canzone “E ti vengo a cercare” oppure “L’animale” in cui lui si riconosceva.

Iniziò a peggiorare tantissimo venerdì sera finchè domenica riuscì finalmente a convincerlo che bisognava chiamare il 118.

Inutile dire che me lo portarono via. Ricordo il suo dolore ad essermi lontano fisicamente. Io che gli trasmettevo sicurezza, ero distante e a poco valevano i miei messaggi o telefonate.

Dopo quattro giorni me lo dimisero…

Dèi, la felicità di poterci ancora toccare e sorridere guardandoci negli occhi… Ma ero consapevole che me lo avevano dimesso per farmelo morire a casa.

Lui me lo chiese brutalmente “sto per morire?” ed io, con la sincerità che ha sempre contraddistinto la nostra relazione gli risposi “sì, ma non oggi. Quindi non ci pensare”.

Ed iniziai a prendermi Cura di lui. Del suo corpo fisico e di quello emozionale ed energetico.

Ho iniziato a vegliarlo sabato mattina offrendo parole, musica, incensi e tocco continuo e leggero.

Luca ha oltrepassato il Velo domenica 20 dicembre alle 16,45.

Vi chiederete dove sta il Dono di cui accenno nel titolo…

Subito non lo vedevo neppure io.

O meglio, lo intuivo ma non riuscivo a coglierlo nel suo insieme.

Solo durante la cerimonia funebre cattolica, mentre ero in piedi davanti alla bara per poter continuare a mantenere il tocco che tanto lo tranquillizzava, solo lì dicevo, ho compreso.

Ho avuto un attimo di Consapevolezza profonda e per un’istante ho potuto vedere il Wyrd nella sua completezza.

Ho visto il disegno degli Dèi.

Troppo vasto perchè la mia mente umana potesse reggerne la Visione per più di pochi istanti…

Ma ho visto chiaramente la Ragnatela del Fato. La posizione di Luca. La mia. E tutto ha avuto, finalmente, un senso.

Luca è stato portatore di un grande Dono. E’ stato colui attraverso il quale, tutto si poteva e si è compiuto.

Ho sempre sostenuto che fosse compito delle Donne accompagnare alla Vita ed accompagnare alla morte… Ma io avevo tanta paura perchè non sapevo come accompagnare alla morte,. Beh gli Dèi me l’hanno fatto esperire standomi accanto.

E ho capito.

Ho capito che la Nascita e la Morte sono la stessa cosa.

Ho capito che entrambe hanno lo stesso idioma: l’Amore.

Non importa se è Amore per tuo marito, per i tuoi amici, per tuo fratello o per i tuoi figli o il sorriso che regali allo sconosciuto per strada…

L’Amore è la Chiave, la Leva che fa muovere il Mondo.

L’Amore ti suggerisce i gesti e le parole.

L’Amore crea il ponte fra la tua anima e coloro che ami.

Qualcuno dirà che per una ex-oss, fare il care giver sia una cosa semplice, innata. Invece vi assicuro che non lo è. Un conto è prendersi cura del corpo fisico di un estraneo, con cui non hai un coinvolgimento emotivo, ed altro è prendersi cura del uomo che ami. Se fino al giorno prima le azioni ed i gesti teneri ed amorevoli sono interscambiabili, improvvisamente ti ritrovi a donare Amore a chi non è più in grado di dimostrartelo con i gesti, semplicemente perchè non è più in grado di farlo. E ti senti derubata di qualcosa che dovrebbe appartenerti per diritto! Ma Luca era un Uomo speciale. Un Massone ed un Rosacrociano che aveva comunque fatto un Percorso e che aveva iniziato un Percorso nel Tempio di Callaighe.

Avevamo gli Strumenti per mantenere la connessione divina dentro di noi e fra noi. E anche questo è stato un Dono considerevole.

Abbiamo sempre parlato di Divino e di Percorsi…. Ultimamente parlavamo spesso della Morte e lui era giustamente spaventato da quello che noi chiamavamo La Grande Iniziazione.

Le Iniziazione spaventano sempre. Sono un Cambiamento di Stato importante e questa era L’Iniziazione per eccellenza. Saremmo stati pronti?

Non avevamo modo per saperlo ma io sapevo una cosa. Sono una Grande Sacerdotessa. Una iniziata di Terzo Grado e questo era il momento di dimostrarlo.

E questo ho fatto.

Ho indossato metaforicamente la Cinta, il mio Cordone Iniziatico ed ho fatto ciò che andava fatto.

La Salma è stata debitamente preparata,

Prima come Massone quale era. Con il Grembiule, i Guanti ed il Gioiello di Loggia.

Poi come Rosacrociano con il Gioiello.

Poi come pagano. Con le monete per il Traghettatore, i Simboli di rinascita, i semi quali promessa di Nuova Vita.

Mi sono Centrata, con grande fatica, e gli ho donato la mia energia affinchè avesse la forza di giungere ai Cancelli.

Ho cantato per lui per due giorni, affinchè la sua Essenza non avesse timore di trovarsi staccato dal corpo fisico e fosse spaventato dal vedersi “doppio”.

Luca è stata una grande Occasione.

La possibilità di mettere in pratica ciò che avevo sempre creduto.

E’ morto il giorno prima del Solstizio d’Inverno. Nel momento più buio. L’ora che precede l’Alba. Ma esattamente come il Sole, sempre Invitto, anche lui rinascerà.

Nelle tasche ha i legumi affinchè li doni ai Mani ed ai Lari e possano essi mostrargli la Via per tornare quando il Mundus è Patet.

E la Terra si è fatta lieve, rendendo il suo corpo leggero…

E’ morto dopo essere stato purificato dal Fuoco, con una febbre alta che si è spenta solo quando è entrato in agonia pre morte. Mondato da Acqua salata che erano le lacrime di chi lo ha amato tantissimo. Fumigato con Mirra, resina nobile per un Uomo nobile di cuore.

Tutti gli Elementi hanno cooperato affinchè Luca fosse pronto…

Ed ho chiesto all’uomo che amo di attendermi presso i Campi Elisi che io lo raggiunga. Rinasceremo insieme per continuare ad aiutarci nella nostra Evoluzione.

Nell’attesa, qui, senza lui ma con i miei ed i suoi Fratelli, ringrazio e faccio offerte agli Dèi per il meraviglioso dono che mi è stato fatto.

Sono una Sacerdotessa ed una Donna molto fortunata!

Ho avuto a mia volta, una Iniziazione. Non una iniziazione rituale celebrata da uomini ma quella che ti arriva direttamente dal Divino, in qualsiasi modo tu lo voglia chiamare. Questa storia mi ha cambiato e continuerà a cambiarmi per un po’. In bene? In male? Francamente non lo so ma, come sempre, la mia unica possibilità per sopravvivere al dolore è divenire Acqua e fluire, diventare la goccia che si affida al fiume per tornare all’oceano. Sono uno strumento in mano agli Dèi. A loro ho consacrato la mia vita quasi 25 anni fa e a loro la consacro e la dedico oggi rinnovando quotidianamente il Patto fra i miei padri e gli Dèi.

Ma non cambierò solo io….

Luca è come un sasso gettato in uno specchio d’acqua: i cerchi di acqua smossa si allargheranno e toccheranno tante persone. Ed il propagarsi dei cerchi durerà nel Tempo e tutti impareranno da essi…

Luca è stato il sassolino iniziale ma la valanga ha iniziato la sua corsa e tutti ne saremo travolti…

Luca, amore mio, ad Majora Semper!

Rhea (MaterLunae)



Categorie:Pensieri in libertà, Riflessioni

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1 replies

  1. Attraverso le parole che hai scritto hai reso partecipe chi legge del percorso meraviglioso che Amore ha fatto fare a voi due… Morte è un cambiamento di stato dimensionale, ma non una negazione di Vita e niente potrà mai separare le anime che vogliono restare insieme..un abbraccio grande, Eveline

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