La mia esperienza di cammino

(Nota dei curatori – Questo è il primo contributo di Sara Flora Beiletti nel nostro sito di congrega, e crediamo non ci sia modo migliore per cominciare che raccontando i propri primi passi assieme alla congrega…)

Ciò che andrete a leggere è un articolo che mi fu chiesto di scrivere poco meno di un anno fa ma che ho tardato a comporre perché non mi sentivo pronta, qualcosa mancava, sentivo che ci fossero cose che erano in mutamento a cui dovevo dare tempo di trasformarsi per poi germogliare in un momento più adatto.

Mi rivolgo, principalmente, a chi ha da poco iniziato a muovere i primi passi all’interno dei gruppi di studio, aprendomi e donandovi una parte del mio cammino, sperando che vi possa essere utile, ricordando che ogni cammino è a sé e che non ci vuole essere nessuna presunzione in ciò che leggerete, ma solo un’esperienza.

Il mio interesse esoterico e soprattutto spirituale iniziò in tenera età ma non gli detti più di tanto ascolto, quando compii il mio diciassettesimo giro intorno al sole, i miei compagni di classe mi regalarono “Il libro delle streghe, un moderno libro delle ombre per la pratica della stregoneria” di Raymond Buckland, e nonostante lo lessi tutto di un fiato rimase sepolto nella mia libreria passando nel dimenticatoio. A volte riprendevo l’interesse e altre volte lo perdevo. Quando si riaccendeva cercavo contatti con persone che facessero parte di questo meraviglioso mondo magico ma di fatto non incontrai nessuno. Gli anni passarono e dopo una breve esperienza buddista mi resi conto che la mia sete di spiritualità andava accolta così mi iscrissi a diverse pagine di Facebook e così che nel solstizio d’inverno del 2015 mi ritrovai per la prima volta in un cerchio a celebrare Yule con dei ragazzi più meno coetanei della mia zona. Quello è stato effettivamente il mio primo vero timido passo. Passa circa un altro anno e decido di scrivere a Rhea per chiederle se potevamo incontrarci per parlare della “Wicca”, qualche tempo dopo ci incontrammo. Fu un incontro interessantissimo, dove trovai qualche risposta a qualche domanda, dove la mia curiosità aumentò esponenzialmente e alla fine dell’incontro mi venne proposto di leggere “The Inner Mysteries. Stregoneria Progressiva e connessione con il divino.” di Jannet Farrar e Gavin Bone.

Seguirono un altro paio di caffè, dove si parlava di tutto di più, e finalmente chiesi a Rhea se potevo partecipare al Gruppo di studio con lei e così iniziai.

Non potrò mai dimenticare la domanda che mi venne posta quando chiesi di cominciare:

“Sei pronta a versare lacrime, sudore e sangue?” e nella mia più totale ingenuità risposi di SI, senza la minima consapevolezza.

Partimmo con il primo ciclo, presa benissimo, entusiasta. Ma qui è opportuno fare una considerazione, ovvero alle mie spalle avevo un bagaglio di 28 anni di vita con tutte le esperienze fatte, emozioni, modi di fare e tutto il mio carattere fatto di qualità e difetti, dove di questi ultimi portavo anche la pigrizia, l’essere scostante e diversi atteggiamenti autodistruttivi.

Tanto che a novembre del 2017, precisamente a Calenda (Samhain), giorno in cui mi sarei dovuta dedicare alla tradizione del tempio di Callaighe, mollai tutto e da quel momento partì una spirale che portò come frutto una certa distruzione di tutto ciò che avevo attorno. Con il senno di poi, oggi posso dire di essere estremamente grata di quel periodo, mi permise di arrivare a fare un reset, uno switch. Fu piuttosto doloroso sia per me che per le persone che mi stavano accanto, ma necessario per i miei passi successivi.

Tutto questo viaggio nell’autodistruzione durò poco più di un anno, ovviamente lasciai la scuola (mi ero riscritta per prendere il diploma), un corso di erboristeria che stavo seguendo con molto interesse e alla quale mancavano pochi incontri e ovviamente lasciai il gruppo di studio e nonostante che sia con Rhea che con Luca i contatti rimasero, le cose, ovviamente, cambiarono.

Arriviamo a febbraio 2018, riuscii a risalire e a iniziare a trovare un nuovo equilibrio, ripresi i contatti più stretti con Rhea e Luca e chiesi di essere riammessa, e la risposta fu: “no, al momento no”. Ovviamente ci rimasi male, quasi mi arrabbiai. In quel momento non capii perché tale decisione, d’altronde stavo cambiando e stavo portando prove di tali cambiamenti. Ma la verità è che tutto accade per un preciso scopo e anche per questo non potrò mai finire di ringraziarli.

Maggio 2018 scoprii di essere incinta; che enorme cambiamento che riuscii a compiere nel giro di nove mesi, la maternità fu davvero un’iniziazione e il cambiamento che era in atto da diverso tempo arrivò a maturazione. Tanto che Rhea mi comunicò che sarebbe partito un gruppo di studio per settembre/ottobre 2019 e venni riammessa al gruppo di studio.

E da lì ri-iniziai, anche se in realtà fu come se iniziassi per la prima volta, il percorso che mi portò il 24 giugno 2020 all’iniziazione di I grado.

L’iniziazione è un evento strano, particolare, che in un qualche modo ti porta fuori dal tempo e dallo spazio

Il ricordo è piuttosto confuso ma il vero lavoro di quel rituale non si svolge solo in quel momento bensì prima, durante e per molto molto tempo dopo… tutt’ora sta lavorando.

Questo mi ha fatto capire diverse cose tra le quali l’iniziazione è un punto di partenza e non è assolutamente l’arrivo di niente, se permetti che agisca e l’inizio di un percorso intenso, doloroso, travolgente, meraviglioso e trasmutante, qualcosa di profondamente alchemico.

Non è tutto all’acqua di rose, anzi costa davvero sangue, lacrime e sudore ma per quanto mi riguarda ne è valsa la pena.

Così, dopo il sabba delle Erbe (Litha), mi ritrovai all’interno della congrega, della Famiglia e mi vennero assegnati diversi compiti tra cui quello di occuparmi personalmente, in tutto e per tutto, del rituale dell’equinozio di autunno che avremmo svolto con il cerchio esterno e questo fu uno dei primi insegnamenti che acquisii: capii il grande, enorme, spropositato lavoro di chi è all’interno della congrega soprattutto a favore di chi è nei gruppi di studio. A volte si danno le cose per scontate, io per prima e invece ho imparato sulla mia pelle di quanto sia totalmente errato.

Il lavoro, soprattutto energetico, che c’è dietro è davvero tanto…basti solo pensare a quando si inizia a lavorare con l’energia o piuttosto all’assistere e partecipare ad un rituale, e magari per te che fai parte del gruppo di studio è la prima volta che ti ritrovi in un cerchio e non sai, giustamente, che pesci pigliare. Ecco! Per riuscire a mantenere tutto in equilibrio, chiamare le divinità, il lavoro energetico per il Cerchio etc etc è tutto lavoro che alle prime fasi dei gruppi di studio si smazzano solo ed esclusivamente chi è della congrega, soprattutto l’alta sacerdotessa e l’alto sacerdote.

Quest’ultimo Sabba delle Erbe (Litha) è passato ed ho completato il mio primo giro di ruota da iniziata. Un anno estremamente intenso, dato anche dalla situazione pandemica in cui ci ritroviamo, fatto di gioie, di piccole epifanie, di momenti di estremo collegamento con il tutto, di dolore e lacrime. Ebbene si, lacrime tante lacrime…sono andata in contro e ho attraversato quella che viene definita “l’oscura notte dell’anima”…immagino che la vita ne riservi diverse, ma anche quando ero dentro fino al collo sapevo dell’enorme possibilità che avevo davanti, la possibilità di lavare qualche ferita, di conoscere un poco di più qualcosa di me stessa, anche se faceva male o paura. Inoltre nonostante i passi li abbia mossi io ero comunque accompagnata dagli Dei e dalla Famiglia ed è un dono talmente prezioso che mi viene molto difficile da descrivere.

Il percorso è duro, a tratti al limite della sopportazione ma ciò non lo dico per scoraggiare nessuno ma piuttosto per aiutare ad acquisire un minimo di consapevolezza su questo che comunque essendo esperienziale può essere capito attraverso gli altri in maniera, giustamente, poco soddisfacente.

E se la domanda che vi sorge, avendo letto quanto sopra, è: “Ma se è tutta questa fatica, lacrime, sangue e disperazione perché continuare?” la risposta che posso darvi, ovviamente è la mia e non è assolutamente un dogma, è che oltre questo velo, oltre alle prove, alle sfide che si presentano nel proprio cammino ci sono doni che ne valgono la pena. Sentire l’energia, sentirsi collegati al tutto, la famiglia, la conoscenza di noi stessi a livelli di una profondità estrema e soprattutto la connessione con il divino, creare un rapporto autentico con la divinità. Ecco per tutto questo, per me ne vale la pena. E poi si sa, l’alba si apprezza di più dopo che si è scalata la montagna.

Flora.



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