Del sacerdozio e del segno di croce

Sacerdote sacerdòte s. m. (f. sacerdotessa, v.) [dal lat. sacerdos -otis, comp. di sacer «sacro» e della radice *dhe- di facĕre «fare»]. 

Sacerdotessa, Colei che fa il Sacro.
Questo l’ho ben chiaro.
Ritualizzo, prego, spolvero Altari, dono voce agli Dèi… Tutto nella “norma” oserei dire.
Tutto normale e messo in pratica.
Ma il punto è: Per quale divino? Per quale dio si fa il Sacro? Cos’è il Sacro?
Sacro è tutto ciò che è connesso ad un culto o ad una particolare divinità. Un sacerdote/sacerdotessa può fare il Sacro per qualsiasi divinità o ci si “specializza” in una divinità ben specifica?
Fino a poco tempo fa avrei risposto senza nessuna esitazione, che ogni sacerdote/sacerdotessa “lavorava” per la sua divinità e compiva riti e gesti dedicati solo alla sua divinità di riferimento.
Oggi so che non è così…
Sono a metà del mio tirocinio in hospice. Venticinque ore che seguono un primo colloquio con la psicologa e a cui seguirà un’altro colloquio per verificare l’attitudine, l’inclinazione a fare volontariato in un ambiente molto “particolare” e delicato come quello dell’hospice.
Una scelta, la mia, meditata a lungo ma, nel momento in cui ho capito che il mio percorso sacerdotale mi spingeva verso la sacralità della Morte, ecco che mi sono attivata per realizzarlo.
Terminato la parte teorica del corso ecco che, superato la prima valutazione della psicologa, viene concesso la possibilità di fare il tirocinio.
Si viene affidati ad un tutor e si inizia a “lavorare” nei reparti.
Essere volontaria in hospice per me significa molto. Ho ben chiaro il “richiamo” degli dèi che mi hanno messa in condizione di accompagnare alla morte.
Sono consapevole che posso essere utile, a livello spirituale, nel breve sentiero che conduce al Passaggio ma sono altresì consapevole che, per poter accedere nei vari luoghi di cura, serva un “ombrello” che funga da garante.
Quando arrivo in reparto, con il mio tutor controlliamo il quaderno delle consegne e verifichiamo sul tabellone dei “ricoveri” i nominativi cercando tutti gli OM, gli Ospiti Morenti. Da quelli tendenzialmente non ci andiamo. Spesso hanno la famiglia al loro capezzale e altrettanto spesso, sono assopiti e poco o per nulla reattivi. L’ultima volta che sono andata A. era diventato un OM. ‘Sto uomo, preoccupato per sua moglie, malata a casa, stava morendo. Lui, i cui occhi brillavano quando parlava di lei, era OM ma aveva lasciato disposizioni affinché qualche volontario passasse da lui.
Quando sono entrata da A. era assopito. Il “sonno” è strano in quanto è palese che la mente è offuscata da farmaci. Così era A. Poco lucido ma sufficientemente per prendermi la mano quando mi ha visto. Farneticava dandomi risposte sconclusionate mentre io gli parlavo a voce bassa. Sono rimasta sola con lui e continuavo a raccontargli spezzoni della mia vita quotidiana frammista a risposte a ciò che diceva lui,
Ad un certo punto A. mi libera la mano e si porta la mano prima alla fronte e poi al petto mentre mi guarda con occhi che paiono più consapevoli ma forse neppure tanto.
Interpreto quel gesto come un cercare di farsi un segno della croce. Lui è cattolico, così è riportato nella scheda e non disdegna l’assistenza spirituale,
Davanti a me un uomo stava cercando di tracciare, da solo, un segno che per lui e la sua religione significava protezione, benedizione, conforto ma anche difesa. Non riuscendoci da solo l’ho tracciato io per lui. L’ho guardato fisso negli occhi, quegli occhi così profondi, scuri e vuoti e con la mia mano destra ho toccato la sua fronte, il suo petto , la sua spalla sinistra e poi quella destra. La croce è un simbolo importante per ogni esoterista e/o essere spirituale. Rappresenta l’axsis mundi attraversato dal piano orizzontale della materia. Lo spirituale ed il materiale. Dalla croce e le sue braccia che partono da un punto, ci arriva l’importanza del numero 4, le quattro direzioni… Oppure i quattro evangelisti o i 4 animali apocalittici per restare in tema giudaico-cristiano. La croce aiuta a centrarsi, pensiamo alla croce cabalistica…
Ho tracciato una croce, non come esoterista che usa e sigilla con un segno. L’ho tracciata come sacerdotessa con la ferma intenzione di dedicare quella croce a quel dio tanto caro e necessario ad A. Nessun giudizio, nessuna pretesa di essere migliore o peggiore. Semplicemente una sacerdotessa che cerca di mettere un uomo a contatto con il suo divino.
Cosa ne pensa Diana del fatto che la sua sacerdotessa aiuti a venerare quel dio un po’ folle e tanto guerrafondaio di Yavhè? Francamente non lo so ma spero comprenda che davanti alla morte siamo tutti soli e bisognosi di aiuto.
Come A. che non riusciva a farsi da solo il segno della croce. Oppure S. che parlando di come amasse andare in chiesa, quando le ho proposto di recitare il rosario che teneva sul comodino, sembrava una bambina, di quasi novant’anni, il mattino di natale.
Era strano prendere in mano il rosario dopo quasi 40 anni che non ne ho più recitato uno. Ma pregare dev’essere come andare in bicicletta: una volta che hai imparato non lo dimentichi più. E così grano dopo grano, Ave Maria dopo Ave Maria, ho recitato assieme alla signora S. il rosario con tanto di annunciazione dei Misteri. Avevo rimosso che anche i cristiani avessero i Misteri… Avevo rimosso le preghiere ma, aiutata da Google sono riuscita a recitarlo tutto con grande gioia di S.
E quindi? Mi sento in fallo verso i miei dei? Francamente no.
Razionalmente e storicamente so cosa i cristiani hanno fatto ai templi ed ai miei dèi ma i miei occhi vedono solo Ospiti Morenti in un letto che hanno bisogno di un momento di conforto. Di qualcuno che tenga loro la mano. Che li guardi negli occhi e sorrida loro per rasserenarli. Che prenda il rosario abbandonato sul comodino e lo reciti con lo stesso fervore con cui canterebbe un carma a Diana.



Categorie:Divinità e Religione, Riflessioni