Pensieri sparsi sul percorso

In un periodo in cui il mondo pagano italiano si sta interrogando sull’Iniziazione e Autoiniziazione. Sul valore di una piuttosto che dell’altra. Sul fatto se avere una teofania sia già un’iniziazione o se essa vada, seppur  “riconosciuta” dagli altri appartenenti alla comunità, ritualizzata ed, così facendo, ufficializzata.

In questo mescolanza di idee, opinioni, “sentire” su cui non intendo fermarmi a dibattere, vorrei però provare a spiegarne il valore ed il significato che l’Iniziazione ha per me. E non intendo farlo per “dimostrare” che sono meglio o peggio di voi, che il mio grado iniziatico mi rende superiore a chi non ha iniziazioni o gradi iniziatici inferiori. Non ho bisogno di lucidarmi l’Ego ne ho voglia di “convincervi” che il mio Percorso è il migliore in assoluto o che va bene per tutti.

L’Iniziazione, questa sconosciuta, oserei dire… Chiedo l’Iniziazione, vengo accettata dai Gran Sacerdoti, si partecipa al Rito,  et voilà, sono Iniziato.

Questo nella mente comune delle persone. Si ritiene che il Rito sia “un arrivare” da qualche parte. La conferma di quanto siamo fighi e bravi… In realtà un rito è semplicemente un rito e il rito d’iniziazione è semplicemente un modo per sancire un Inizio. Punto. L’iniziato è ben altra cosa. Un iniziato è quella persona che, varcata la Soglia, per un momento è frastornato da ciò che vede oltre quella Soglia… L’infinità dei passi che dovrà fare. Un Sentiero lungo, faticoso, impegnativo e pieno di ostacoli e trabocchetti. Non a caso chiedo sempre se si è ben consapevoli che è un Percorso fatto di lacrime, sudore e sangue…

E, badate bene, anche se nel corso del vostro percorso riceverete più di una Iniziazione, lo sgomento sarà lo stesso.

Ogni volta, in ogni Tradizione,  si re-inizia da capo.

 Ogni volta il Sentiero è lungo e pieno di diramazioni…

Se è vero che prima e dopo il rito siete sempre gli stessi individui, anche se non sarete mai più gli stessi,  in realtà vi è stata mostrata una Soglia: a voi la scelta se attraversarla o sedervi accanto all’uscio…

Con il Rituale alle spalle ecco che inizia il lavoro vero, serio e che spesso portiamo avanti facendo salti mortali e facendo appello a tutte le nostre forze e volontà.

Perché da quel momento il vostro lavoro raddoppia. Sì, avete capito bene: raddoppia. Avrete il percorso comunitario (in Congrega) ed il vostro personale. Il percorso personale è sì, quello che vi ha portato sino alla congrega ma non smette con l’ingresso ad essa. Purtroppo non abbiamo la Discesa dello Spirito Santo cattolico che illumina le nostre menti e ci rende uomini e donne sapienti e consapevoli…

Per cui davanti a voi ci sono due Strade ben distinte: Uno in cui i vostri passi verranno scanditi dal calendario delle festività della congrega e da ogni momento conviviale in cui vorrete ritrovarvi, ed uno che strapperete con i denti dal tempo che vi rimane dopo il lavoro, la famiglia, le incombenze quotidiane.

All’Iniziato vengono dati strumenti e possibilità ma tutto è potenzialmente nel divenire, tutto è nelle sue mani, nella sua volontà e caparbietà.

L’iniziazione è semplicemente un dono. Un dono che viene fatto ma che diventa inutile se non imparate ad utilizzare quei strumenti e con essi esplorare ciò che vi circonda.

Vi faccio un esempio pratico: amate la musica e quindi un amico vi regala una chitarra. Ma se la chitarra rimane in un angolo della vostra stanza, non imparerete mai a suonare. Ed anche laddove abbiate imparato i primi accordi ed iniziate a strimpellare, per suonare “veramente” la chitarra dovrete impegnarvi quasi quotidianamente per acquisire sempre più dimestichezza e famigliarità con lo strumento.

Ecco perché è importante che il percorso personale non si fermi… Il chitarrista virtuoso si esercita parecchio tempo per mantenere e migliorare la sua abilità e, ad un certo punto, anche mentre sta svolgendo altro, mentre è in fila per pagare il caffè appena preso al bar, con la mente lui sta suonando. Le sue dita si muovono su una chitarra immaginaria… la sua costanza e le sue abilità sono diventate parte del quotidiano.

Ed è proprio quando gli altri noteranno cambiamenti in voi, a cui non sapranno attribuire un aggettivo preciso ma solo sensazioni, è in quel momento che l’iniziato è veramente iniziato. Attraverso il rituale, il percorso comunitario e quello personale, lui è cambiato, si evolve… Perché la prima cosa che la magia cambia è il Sé.

Un cambiamento affascinante e meraviglioso e che rende tutto più chiaro.

Ricordo i miei inizi da solitaria in cui mi limitavo a riproporre schemi di riti quasi a pappagallo. Perché del simbolismo insito in esso, che pur percepivo infinto, io ne comprendevo solo  la minima parte. Ma non ho mollato. Ho continuato a leggere, a studiare e soprattutto a confrontarmi con gli altri. Trent’anni dopo continuo a farlo e non c’è confronto da cui io non ricavi uno spunto di riflessione, un libro che non mi insegni un nuovo punto di vista. E l’interesse dei primi anni si è rapidamente trasformata in curiosità insaziabile.

Non si riceve una iniziazione per continuare come un aereo, a rollare sulla pista, ma per decollare e puntare agli alti cieli….



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