I primi profumi della primavera che arriverà, Candelora, Imbolc

(di Antonella Azzali)

La sentite nell’aria? Ha un profumo di fresco, di bucato appena lavato, quell’aria leggera che porta Imbolc nelle nostre case e sa di promessa e rincuora. Questo è il periodo dell’anno che adoro, perché è terra di confine di un respiro che fa vibrare la terra, abbiamo appena passato Candelora, abbiamo acceso la fiamma, celebrato la luce che sta tornando ad allungare la durata del giorno e siamo pronti al risveglio.

Mi ricordo, che quando ero piccola, mia nonna mi alzava di buon’ora il primo di febbraio, per cominciare le “faccende” e io ero contenta perché rimanevo a casa da scuola. Nello specifico si puliva casa con acqua e una manciata di sale benedetto dentro il secchio, “per pulire il malocchio”, diceva lei; poi si cambiavano le lenzuola del letto e si mangiava leggero, si faceva il bagno con il sale e si accendeva una candela che si metteva fuori la sera. Mi raccontava di gnomi e folletti che uscivano dal letargo delle loro case e che la candela serviva per dare il bentornato a tutti loro, così avrebbero protetto i polli dalle faine. E io rimanevo alla finestra, semi nascosta dalla tenda, ad aspettare lo scorgere di qualche cappello a punta o lucina nel buio. Mi ricordo che si parlava di lavare lo spirito a Candelora, per accogliere la luce che stava tornando, e io per essere pronta, frizionavo più che potevo la spugna sulla pelle, ero piccola e il sale nell’acqua non mi dava quell’idea di pulito come una bella schiuma morbida e profumata. Si sapeva che da lì a poco sarebbe ricominciato il lavoro dell’aratura dei campi, per chi non l’aveva fatto in autunno, e se le piogge l’avrebbero permesso, per poi essere concimati e lasciati a riposo. Saper lavorare la terra ha un profumo sapete? È una conoscenza che sa di pane appena sfornato, di latte appena munto; ha il colore dell’alba e il suono del gallo che la annuncia.

In questo periodo arrivavano le greggi di pecore nella nostra zona per la transumanza, e vedevamo nascere gli agnelli, nel campo, così. Solo poco tempo fa scoprii che Imbolc significa “in grembo” in lingua irlandese, quello della terra che attraverso l’aratura si apre per accogliere il seme, il grembo delle pecore che porta alla nascita dei nuovi agnelli.

Ho scoperto che la mia nonna aveva ragione, che la “magia” spontanea di questo periodo risuona in tutti noi, che la voglia di pulizia, di purificazione, è connessa a quest’aria che sa di bucato, è nell’inconscio collettivo, è nella nostra natura. Queste esperienze mi hanno forgiata in questo fuoco di febbraio e ora vivo la mia storia nel mio percorso quale Sacerdotessa Wicca.

Quando ti connetti ai cicli della natura, della Terra, è inevitabile che tu senta quello che ti ho appena descritto. È la gioia di sentirsi alleati con un attimo di eternità a cui hai promesso servizio, e che ti apre il cuore ogni volta che ti arrendi al suo abbraccio.



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