Primi passi: come districarsi fra i mille consigli

di Luca Ariesignis Siliprandi

Quando si inizia è normale, sano e giusto chiedere consigli; ma che succede se, proprio perché siamo agli inizi, non abbiamo ancora le conoscenze e competenze per distinguere quelli da ascoltare e quelli che, invece, non sono meritevoli della nostra attenzione? Anche perché, come avrete notato, il nostro ambiente è pieno di finti esperti

Insomma, di chi possiamo fidarci? Sulla base di quali elementi possiamo valutare la serietà di chi sta rispondendo alle nostre richieste, magari in un gruppo Facebook? Mi rendo conto ora di quale e quanta possano essere le difficoltà e le paure di chi sta muovendo i primi passi.
Poi, diciamocela fuori dai denti, gli esperti, quelli che lo sono davvero, sembrano spesso un po’ inarrivabili, poco disponibili, o spocchiosi o, in buona sostanza, degli emeriti stronzi e, quindi, si tende ad evitarli come la peste. Di certo, esperto o meno ch’io sia, confesso che i miei modi, purtroppo, rientrano spesso fra quelli non esattamente “accoglienti” (più avanti mi permetterò di elencare qualche attenuante generica, invero un poco auto-assolutoria, ma la cosa sta nel gioco delle parti, no?).

Peraltro, anche io vi sto propinando dei consigli e, per quanto ne sapete ora, in fondo potrei essere l’ultimo di cui fidarsi. Tuttavia, se anche solo per un attimo siete dispost@ a darmi un poco di credito, mi piacerebbe ragionare con voi su alcuni fattori che potrebbero aiutarvi a valutare l’attendibilità della fonte.

(Il sottoscritto mentre elargisce consigli non richiesti)

Tre punti chiave da valutare

Dicevamo di indicatori che potrebbero aiutarci, eccoli:

1 – Quali sono le competenze e le qualifiche della persona che sta mi sta rispondendo/dando un consiglio? Siate investigatrici/tori!
Lo so che in ognun@ di voi si nasconde un@ piccol@ detective che aspetta solo di sbocciare! Se siete in grado di stalkerare chi vi interessa/piace sui social, potete benissimo perdere qualche minuto per controllare il profilo di chi vi sta elargendo consigli, giusto?
Quanta esperienza può avere chi ha magari cominciato solo qualche mese prima di voi? Pochissima. Da quanto tempo si interessa e si occupa delle tematiche di cui parla? Due anni? Tre? Non sono sufficienti per considerare l’interlocutore qualcuno con “esperienza” (questa è un’ indicazione generale, nel senso che ci sono persone che fanno questo percorso da vent’anni e non gli affiderei un accendino, altre che lo fanno da un solo anno e che considero di altissimo valore). Guardate poi, ad esempio, quali sono i suoi interventi in altri gruppi; nelle discussioni a cui partecipa, quanto credito gli viene attribuito?

2 – Qual è l’area di esperienza di chi mi sta rispondendo? Non esistono tuttologi!
Quello su cui risponde e vi da consigli, rientra nel suo ambito di esperienza e competenza? Qual é la sua formazione? Lo potete capire dagli eventi e dai corsi a cui ha partecipato o che ha tenuto e condotto (spesso si capisce anche solo dalle foto). Se, ad esempio, ponete domande sulla Wicca, domandatevi: frequenta un gruppo di studio o è già parte di una congrega? E’ un iniziato? (questo, ad esempio, potrebbe non essere di alcun interesse se state ponendo, per dire, una domanda sui tarocchi o sullo sciamanesimo -anche se molti Wiccan ne hanno una conoscenza approfondita-). Anche il nostro panorama ha le sue specializzazioni e, allo stesso modo che nella vita di ogni giorno, il fatto che chi vi risponde sia il più noto chirurgo al mondo potrebbe contare poco se la vostra domanda è “come cucinare la carbonara”. Conosco persone che potrebbero tenere banco per ore e ore a parlarvi della storia dell’esoterismo di fine ‘800 ma non sanno quasi nulla di erbe…e viceversa. Non vergognatevi di chiedere anche in modo diretto (ma cortese) sulla base di quali esperienze vi stanno rispondendo.

3 – La risposta ricevuta rientra nell’ambito delle opinioni, o no? Riporta informazioni verificabili? Quali sono le fonti?
Se questa cosa non è chiarita dal vostro interlocutore, domandate! Se, poi, non si tratta di opinioni personali, vale sempre la pena chiedere quali siano le fonti… non tanto perché si voglia dubitare quanto, invece, per potervi attingere direttamente e verificare, costruendosi così il proprio bagaglio di conoscenze con informazioni di prima mano. Quest’ultimo punto è molto importante, credete a uno sciocco. Conoscere la provenienza e l’origine delle informazioni vi darà una padronanza degli argomenti altrimenti irraggiungibile. Non accontentatevi mai del “è così perché è così”, domandatevi sempre “perché è così e non cosà? Da dove deriva questa determinata cosa?”. Ricordatevi anche che, perfino la persona più esperta può sbagliare: è umano. Non esistono autorità indiscusse e indiscutibili, soprattutto nel Paganesimo e, venendo al nostro ambito, nella Wicca. Abbiamo senz’altro persone a cui è riconosciuta grande esperienza e competenza, ma per fortuna noi non abbiamo né avremo mai alcun Papa.

Non esistono autorità indiscusse, tanto nel paganesimo, quanto nella Wicca
(comunque vestito così non sto niente male, vero?)

Tre suggerimenti per chiedere consiglio e, soprattutto, per riceverli utilmente

1- Fate la domanda giusta nel posto giusto
Così come non chiedereste la ricetta della carbonara in un gruppo fb che si occupa di interventi di chirurgia toracica, così dovreste capire bene se il gruppo facebook (o altro simile) in cui intendete fare la vostra domanda sia quello giusto o meno. Per prima cosa, cercate di capire se sono già state fatte domande simili alla vostra (credetemi, per quanto voi possiate essere particolari, le domande che girano sono sempre più o meno le medesime), se ci sono risposte che fanno al caso vostro e se, cosa più importante, se la comunità di riferimento le ritiene pertinenti e/o opportune.
Se siete la quarta persona a porre la stessa domanda nel medesimo giorno, potete stare sicur@ che avrete poche risposte -nel migliore dei casi- o, peggio, potreste trovarvi a sentire una certa freddezza. Del resto, immedesimatevi in chi, pur con tutta la buona volontà, si ritrova a ridire le stesse cose ora dopo ora, giorno dopo giorno.

2-Se fate una domanda, predisponetevi ad accettare una risposta… che magari potrebbe non piacervi
Esempio classico: “Ho fatto bene a fare questo e quest’altro?”… ehm, magari la risposta è no. “E’ bello il mio altare?”, “no è un’accozzaglia di oggetti belli ma disposti a caso”. Fatevene una ragione: si impara più dai propri errori che non dai propri successi, anche se possono dispiacerci o se possono farci sentire in imbarazzo. Quando si chiede un consiglio, si deve essere disposti all’evenienza che si sia messi d’innanzi alla propria ignoranza (d’altra parte, se così non fosse, perché domandare?). Non c’è nulla di male in questo. Considerate che molto spesso chi vi risponde non ha alcun interesse ad aggredirvi, giudicarvi o attaccarvi, nessuno sano di mente gode in questo, specie rispetto a persone che, in fondo, non sono che perfette sconosciute. Il dissenso, la critica o una correzione, non sono quasi mai attacchi alla propria persona quanto, piuttosto, rivolti banalmente a quanto state scrivendo. Ho visto tantissime discussioni finire male perché chi domandava, invece di volere ricevere risposte, desiderava una semplice conferma “sì, bravaaaa, che bello! proprio così!”. Questo è un modo molto poco proficuo di domandare.

3-Considerate con chi state parlando. Non tutti sono il/la vostr@ “compagn@ di banco”
Per vivere in una società complessa come la nostra, una grande abilità necessaria nella quotidianità (e moltissimo in ambito lavorativo) è la capacità di modificare i propri registri linguistici a seconda del nostro interlocutore; non tanto e non solo per una questione di “rispetto formale” o per convenzione ma, anche, perché questo garantisce un buono scambio comunicativo e da conto dei reciproci ruoli. Quando vado a farmi visitare da uno specialista, non gli do una grossa pacca sulla spalla e, ridendo, domando “sì vabbé, sarà, ma su google la signora Rossi dice diversamente”. Se è un bravo professionista ed è di buon umore, probabilmente vi spiegherà perché la signora Rossi ha torto ma, di certo, sarà piuttosto spazientito. Ora, per evitare situazioni simili, tornate ai primi due punti che vi segnalavo ad inizio articolo. Come ci dicevamo, non esiste nessuna autorità indiscutibile che detenga il verbo e che possa amministrare la verità a sacramento ex cathedra, però domandatevi se per voi possa non essere più produttivo sfruttare competenze maturate in anni di studi e pratica invece che irrigidirvi e trattare a pesci in faccia (cosa che ho visto fare da ignari neofiti in molte occasioni). Il “ma tu chi ti credi di essere” ha sempre una certa efficacia retorica (al Bar), ma potrebbe ritorcersi contro di voi se, così facendo, magari vi perdete un consiglio da chi ha formato decine di persone in gruppi di studio e corsi. Insomma, fatevi due conti, conviene?
Chi calca il sentiero da tanti anni, alle volte può sembrare “scostante”, ma posso dirvi che il 99% di queste persone, conosciute personalmente (e non) sono squisite e gentilissime…
In realtà, Pai Mei è un bonaccione.

In realtà, Pai Mei, è un bonaccione: sappiatelo!



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